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(AGI) - Roma, 29 Giugno. -
"Assistiamo sgomenti al deliberato tentativo da parte del governo di distruggere" il settore della sigaretta elettronica imponendo l'applicazione dell'imposta di consumo (accisa) pari al 58,5% sul dispositivo, sulle parti di ricambio dello stesso - che includono anche cavi USB e batterie come quelle dei cellulari - e sulle ricariche, parificando tali prodotti sul piano della tassazione alle sigarette. Farlo "equivale a mettere sullo stesso piano un prodotto che uccide con uno che fa molto meno male". Lo dice Massimiliano Mancini, presidente di A.Na.F.E., l'Associazione Nazionale Fumo Elettronico, che rappresenta l'80% del mercato. Un mondo - ricorda Mancini - "fatto di 3000 imprese e 5000 persone che hanno investito cifre importanti, spesso frutto di liquidazioni da lavoro perso, e in gran parte ancora da recuperare. Persone che hanno affittato negozi vuoti mentre tutti li chiudono, assunto giovani in un momento in cui tutti licenziano, che pagano abbondanti tasse tra IRPEF, IRES, IRAP, IVA e dazi doganali. Tutti soldi che sino a ieri lo Stato non incassava". Secondo il presidente dell'A.Na.F.E. "il governo sembra non avere minimamente idea delle conseguenze di ciò che sta facendo". E "ancor di più stupisce" secondo Mancini che presidente del Consiglio e ministro dell'Economia "possano accettare che il governo in questa situazione diventi strumento di una lobby da sempre garantita, e oggi persino rappresentata in maniera esplicita all'interno della stessa compagine governativa. Lobby il cui unico scopo sembra quello di impedire la concorrenza, un qualcosa di cui questo paese ha grande bisogno e di cui tutti parlano, ma che nei fatti nessuno sembra volere veramente".
L'A.Na.F.E. si appella quindi al capo dell'esecutivo e ai parlamentari di entrambi gli schieramenti "perchè questo Decreto sia modificato in fase di conversione, essendoci spazio per il governo di recuperare le necessarie risorse attraverso il settore - e ci sono i numeri a dimostrarlo - senza pero' distruggerlo con queste assurde norme". Inoltre l'associazione annuncia una manifestazione per martedì 9 luglio a partire dalle ore 9 in piazza Montecitorio da parte di una folta rappresentanza di un mondo "fatto di 3000 imprese e 5000 persone che hanno investito cifre importanti, spesso frutto di liquidazioni da lavoro perso, e in gran parte ancora da recuperare". (AGI) .
"Assistiamo sgomenti al deliberato tentativo da parte del governo di distruggere" il settore della sigaretta elettronica imponendo l'applicazione dell'imposta di consumo (accisa) pari al 58,5% sul dispositivo, sulle parti di ricambio dello stesso - che includono anche cavi USB e batterie come quelle dei cellulari - e sulle ricariche, parificando tali prodotti sul piano della tassazione alle sigarette. Farlo "equivale a mettere sullo stesso piano un prodotto che uccide con uno che fa molto meno male". Lo dice Massimiliano Mancini, presidente di A.Na.F.E., l'Associazione Nazionale Fumo Elettronico, che rappresenta l'80% del mercato. Un mondo - ricorda Mancini - "fatto di 3000 imprese e 5000 persone che hanno investito cifre importanti, spesso frutto di liquidazioni da lavoro perso, e in gran parte ancora da recuperare. Persone che hanno affittato negozi vuoti mentre tutti li chiudono, assunto giovani in un momento in cui tutti licenziano, che pagano abbondanti tasse tra IRPEF, IRES, IRAP, IVA e dazi doganali. Tutti soldi che sino a ieri lo Stato non incassava". Secondo il presidente dell'A.Na.F.E. "il governo sembra non avere minimamente idea delle conseguenze di ciò che sta facendo". E "ancor di più stupisce" secondo Mancini che presidente del Consiglio e ministro dell'Economia "possano accettare che il governo in questa situazione diventi strumento di una lobby da sempre garantita, e oggi persino rappresentata in maniera esplicita all'interno della stessa compagine governativa. Lobby il cui unico scopo sembra quello di impedire la concorrenza, un qualcosa di cui questo paese ha grande bisogno e di cui tutti parlano, ma che nei fatti nessuno sembra volere veramente".
L'A.Na.F.E. si appella quindi al capo dell'esecutivo e ai parlamentari di entrambi gli schieramenti "perchè questo Decreto sia modificato in fase di conversione, essendoci spazio per il governo di recuperare le necessarie risorse attraverso il settore - e ci sono i numeri a dimostrarlo - senza pero' distruggerlo con queste assurde norme". Inoltre l'associazione annuncia una manifestazione per martedì 9 luglio a partire dalle ore 9 in piazza Montecitorio da parte di una folta rappresentanza di un mondo "fatto di 3000 imprese e 5000 persone che hanno investito cifre importanti, spesso frutto di liquidazioni da lavoro perso, e in gran parte ancora da recuperare". (AGI) .
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