Grazie ad Alvise per le sue riflessioni.
Credo che in politica le cose si ottengano solo attraverso attività di lobbying. Non è necessariamente una brutta parola. L'attività di lobbying, quando è "sana", si svolge a vari livelli, facendo pressione sui politici direttamente, facendo pressione sull'opinione pubblica che a sua volta mette alle strette la politica, ecc.
Il punto è che si deve convincere lo Stato italiano (in realtà la maggioranza parlamentare o quanto meno il Governo) a modificare le proprie posizioni sul tema. Si deve cioè convincere la politica che favorendo una certa posizione, nel nostro caso favorendo le e-cig, si ottengono dei vantaggi. Possono essere banalmente elettorali e/o di consenso, economici per la Nazione, oppure essere la leva per ottenere qualche vantaggio (esempio da bar: compero gli F35 non perché mi servono per fare la guerra, ma per non essere irrilevanti a livello geopolitico).
L'attività di lobby non è necessariamente svolta in rappresentanza di una maggioranza. In questi ultimi anni ci sono state minoranze che sono riuscite a spostare il consenso pubblico su temi a loro cari. Si sta modificando il concetto stesso di famiglia per far contenti i rappresentanti di una minoranza, giusto o ingiusto che sia, non è questo il posto per dirlo. La leva spesso usata è quella del politically correct. Altre volte è perché "ce lo chiede l'Europa".
Ora, è evidente che la battaglia per un "giusto vaping" non può passare solo attraverso le sacrosante lamentele (o meglio urla di dolore) della categoria dei negozianti e dei produttori italiani di aggeggi e di liquidi per il vaping. Lo Stato è dispostissimo a sacrificare una categoria economica come quella dell'industria e del commercio del fumo elettronico se questo mette in pericolo una fetta non trascurabile dell'economia italiana (i famosi 15mld di introiti da accise e i 7-9mld di giro d'affari per la cura di malattie legate al fumo analogico). Tra le tante inessattezze della Corte che ha rimesso la "supertassa" c'è però il fatto che ci hanno detto chiaro e tondo che svapare è una spesa voluttuaria. In sintesi: "fumare non serve, fa male quindi ti tasso. Svapare non fa male ma non ti serve lo stesso, quindi perché non dovrei tassarti? Spendi troppo in liquidi? Smetti..." I negozianti e i produttori di e-cig non sono, secondo questa logica, null'altro che "venditori di fumo" anzi "venditori di vapore". La difesa lobbystica così parte davvero disarmata...
Quindi, se bisogna difendere il nostro hobby, dobbiamo farlo partendo dall'aspetto salutistico. La e-cig è una potente arma di riduzione del rischio contro malattie terribili perché aiuta a smettere di fumare ed è il 95% meno dannosa delle sigarette. Bisogna che in piazza ci vadano gli oncologi e i cardiologi, non i santoni barbuti (che hanno sia chiaro tutta la mia simpatia). Bisogna che i negozi di e-cig si trasformino da quel che sono ora, posti dove si fatica a vedere oltre il bancone perché il commesso ti svapa in faccia, in luoghi di cura. Paradossalmente, i commessi degli shop fisici dovrebbero mettersi il camice bianco e trasformarsi in esperti di cure alternative. Ogni negozio dovrebbe avere uno specialista medico.
Bisogna far sentire in colpa la società che ci impedisce di smettere di fumare, noi minoranza malata, fatta da schiavi del fumo vittime delle multinazionali del tabacco che per 90 anni ci hanno scentemente avvelenato. Non si riuscirà mai ad avere i numeri per smuovere il Governo, bisogna creare una massa critica che sia al centro dell'interesse della maggioranza. Pochi, perché pochi siamo, ma difesi dalla maggioranza. E l'unico modo è farla sentire in colpa.
Quindi non difesa sindacale della categoria economica legata al vaping (che poi mezza roba la compriamo in Cina con danno di tutto il comparto), ma gruppi di pressione salutistici. Le notizie sulla e-cig devono finire nella sezione "salute" del Corriere della Sera, non in quella politico/sindacale. Bisogna che i medici che hanno qualche dubbio sull'efficacia delle e-cig come mezzo di cura contro il tabagismo vengano percepiti da tutti come "politicamente scorretti". Svapare a basso prezzo non è un diritto, ce lo ha detto la Corte, ma è l'anticamera a una vita più salutare. Hanno messo alla gogna l'olio di palma perché è "politicamente scorretto", facciamolo, davvero, col fumo. Poi, se davvero non basta, rimane la carta del Made in Italy
Funziona sempre... Basta modder cantinari, facciamoli diventare "artigiani della qualità". Possibile che greci, russi, cinesi e ucraini sappiano fare le e-cig meglio di noi italiani?