TUTORIAL - INTRODUZIONE - LA MESH - L'OSSIDAZIONE - GLI HOT SPOT - ECC.

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E' passato più di un anno da quando @Valwello ed io abbiamo aperto questa sezione, un anno fa ero un appassionato che era riuscito a svapare con soddisfazione i genesis, in quest'anno ho sperimentato, ho capito tante cose e l'incontrare questo scritto che le descrive in maniera chiara ed esaustiva mi ha spinto a pubblicarlo.
Non conosco con esattezza l'autore di queste righe, mi è stato detto che è una lettera che è stata inviata ad un utente del forum da un Maestro della mesh, probabilmente un modder. Non faccio altro che proporvela sperando che anche a voi apra nuovi orizzonti o quanto meno vi aiuti a capire meglio la mesh. Buona lettura :)

C’È MESH E MESH
Non sono tutte uguali, alcune sono fatte in acciaio 304, altre in 316L. I portali italiani importano la mesh dalla Cina perché costa meno, ma la qualità della materia prima fa differenza. Io la prendo da anni in UK (vape-atomizer-mesh.com) intanto perché è certificata 316L, ma soprattutto perché questa azienda fornisce maglia di acciaio a tutto il Regno Unito e la loro lavorazione industriale è superba. Ad esempio forniscono mesh per i filtri per l’acqua potabile oppure per le costruzioni. All’inizio la prendevo dove capitava ma mi sono reso conto che a volte aveva qualche saporaccio. Per pulirla a dovere la facevo bollire per almeno 10 minuti in una vaschetta di alluminio con acqua demineralizzata(quella che si usa per i ferri da stiro, abito in un quartiere dove l’acqua di rubinetto ha molto calcare). Ho notato che la bollitura produceva un bordo nero sulla vaschetta di alluminio, significa chela macchina per la tessitura usava olii lubrificanti per il telaio.Il general manager di Vape Mesh mi ha confermato che la loro mesh veniva sterilizzata dopo la tessitura facendo passare la maglia sotto un getto di vapore ad altissima temperatura. Se mi capita di essere a corto la prendo da Dino Piersanti (Mr Svapo – Roma) perché sono sicuro che la ordina da Vape Mesh dopo una mia segnalazione di diversi anni fa. Con la mesh cinese ho chiuso da anni, chissà come la fanno e che tipo di acciaio usano. Non conta tanto che sia 304 o 316L, secondo me la differenza principale sta nella lavorazione.


LA GRANA
Questo è un argomento delicato. In linea di massima diciamo che se usi la #200 significa che la trama è formata da 200 fili in verticale e 200 in orizzontale per pollice. Il filo può essere, a seconda della grana, da 0,028 mm a0,04 per la #300 . Quello che conta è la superficie libera in un pollice quadro, ovvero lo spazio che non è occupato dalla trama di acciaio. Nella #200 superfine quest’area è del 60,77%, nella #400 si[/URL] scende al 28%. La differenza non è banale per il potere di assorbimento della mesh. Qui c’è un po’ di fisica: in linea di massima un liquido più denso richiederà una maggiore superficie libera, uno meno denso minore. Il potere di assorbimento della mesh è determinato dalla dimensione della cella della superficie libera perché in un liquido la dimensione minima della goccia è determinata dalla sua tensione superficiale. Un liquido più denso avrà micro gocce di maggiore diametro rispetto a un liquido meno denso dove la microgoccia avrà dimensioni inferiori. La dimensione della cella in un incrocio di fili determina da una parte l’assorbimento del liquido, dall’altra la velocità di colonizzazione. In altri termini la dimensione della microgoccia determinerà la pressione osmotica che dovrà essere sempre superiore alla forza di gravità che gli si oppone, altrimenti il liquido non sale o lo fa troppo lentamente. Se tu allaghi un pavimento con acqua noterai che c’è una risalita del liquido sulle pareti, questo avviene per la pressione osmotica. L’olio non sale o lo fa in modo talmente lento che farà poca strada. Lo stesso fenomeno si presenta in uno stoppino di mesh, dove conta la velocità di risalita. Oggi questo problema è piuttosto teorico perché lentamente il cloud ha portato i produttori ad aumentare la quantità di VG, che è più denso rispetto al PG, e quindi a fare maggiore vapore. Io uso la #200 superfine, ma dipende dall’atom perché si può usare la #230 , la#270, la #300 e la #325 . La #400 non la uso quasi più, “conduce”poco. Alcuni atom, come il Nextiny o il Nextasis, vanno a depressione perché la mesh centrale è in una camera chiusa. La risalita è più rapida proprio per la depressione. Genesis classici, come il RocketR, fanno più fatica a rifornire e richiedono diametri maggiori di stoppino per far bene il loro lavoro. Il mio RocketR, ad esempio, è stato moddato da Marco Cisi per cui il foro che ospita la mesh è stato portato a 3 mm mentre il foro d’aria è stato aumentato a 1,2.La differenza è veramente notevole, considera che io vado a triplette per cui la velocità di risalita conta molto. Ovviamente lo stoppino deve avere un buco libero al centro, non si usa mai uno stoppino “chiuso” perché conduce meno. Con una grana intorno a #200 vai comunque sul sicuro.


L’OSSIDAZIONE
Il termine è sbagliato e lo si usa per comodità. La mesh presenta un problema: siccome lo stoppino è fatto di acciaio inossidabile ne consegue che se faccio un coil con la mesh a crudo vado in corto e il filo fonde, oppure è ingestibile. Il problema lo si risolve rendendo dielettrica la mesh,nel senso che elettricamente diventa un cattivo conduttore(passivazione). L’acciaio 316, per comodità, ha un contenuto di carbonio massimo di 0,15%, per cui la cottura a fiamma porta in superficie le poche molecole di carbonio disponibili che formano una patina rendendo la mesh dielettrica. Ovviamente questo metodo funziona, ma maltratta la mesh (poi vediamo che si può fare). In origine si passava la mesh con la torcia a butano e la si raffreddava violentemente immergendola in acqua (sempre demineralizzata,altrimenti trovi tracce di calcare sulla mesh, sempre che la tua acqua di rubinetto non sia migliore della mia). Un raffreddamento violento per tre o quattro volte di fila accelera il processo. Una #400 sopporta questo maltrattamento molto meglio della #200 che tende a deformarsi più facilmente. Per andare sul sicuro metti a fiamma la mesh tenendo sempre la stessa distanza per circa 4 minuti, non c’è bisogno di sfreddarla ad acqua, l’importante è che la quantità di calore sia omogeneamente distribuita su tutta la superficie, pare sciocco ma fa differenza, la #200 si deforma meno e ovviamente se ne migliora l’assorbimento, perché altrimenti “incolli” le celle che si saldano (e non va bene). Nei primi tentativi è meglio abbondare con il tempo di fiamma, poi con il tempo ci si abitua al processo minimo indispensabile. E’ un passaggio determinante per il problema successivo.


HOTSPOT E SIMILARI
Da un punto di vista fisico per avere una serpentina regolarmente illuminata sotto tensione dovresti fare un solenoide perfetto, cosa difficile. Quello che in genere non si dice è che uno stoppino dielettrico è molto più importante della forma del solenoide (per comodità). Una mesh non trattata a dovere tende a generare hotspot a raffica e a furia di insistere per toglierli arrivi che il filo fonde. L’hot spot in sé dipende più dalla mesh che da qualsiasi altro elemento elettrico o meccanico e l’hot spot più rognoso da togliere è quello del“giorno dopo”, il coil tende a deformarsi, non è più stabile e questo significa rogne. I fili più sottili, tipo 25ga, sono più delicati rispetto a diametri maggiori, richiedono più spire a parità di valore Ω, io tendo ad usare il 29ga, ma ognuno ha i suoi fili preferiti. A mesh il coil più comodo è di 4 spire, perché è quello più facile da gestire, il resto dipende dal valore in Ω che vuoi ottenere. Per la resa aromatica a mesh si va da 0,9 a circa 1,4Ω, le box sono ovviamente molto tolleranti in questa range di potenza. Sui tubi il valore in Ω deve essere commisurato a quanto eroga la batteria in meccanico. Io in genere resto su 0,8-0,9,qualcosina meno se le batterie sono un po’ vecchie. Negli atom a mesh centrale le spire sono più comode se posizionate verso il basso dello stoppino, lavorano sulla parte maggiormente irrorata e quindi producono più vapore. Una regola generale è che non bisogna insistere più di tanto sulle spire, sposta di quà e sposta di là tende a far sì che le spire non siano perfettamente aderenti allo stoppino e quindi non lavorano in sincrono. I giri non debbono strozzare la mesh e neanche essere larghi sullo stoppino. Per arrivare a questo risultato la rotazione deve essere costante, idem la tensione esercitata, e le spire debbono essere distanziate in maniera regolare. Se si seguono queste regole gli interventi sulle spire sono ridotti al minimo indispensabile e il coil sarà anche più stabile nel tempo (si deforma meno). Comunque è più facile a farsi che a dirsi. Certo il cotone e il micro coil sono molto più tolleranti, anzi in confronto sono una passeggiata.


IL METODO PETAR K
Petar non passa a fiamma la mesh e la usa quasi “a crudo”. Non è una tecnica semplice ma non è niente male se uno arriva a controllarla. In genere sui tubi si usa una batteria giù di corda e si fanno delle brevi attivazioni per far sì che il coil “lavori” sullo stoppino di mesh solo dove è necessario. Con un po’ di pazienza si arriva al risultato,la mesh cruda si irrora meglio e si migliora che la resa aromatica.E’ una tecnica buona per un secondo tempo, quando si padroneggia quella classica. Ma consiglio di provarci a tempo debito. Con le box tutto il processo è più facile partendo da basse potenze. Trovi dei tutorial in rete.


MESH IN MESH
In passato è stata quasi una mania, ricordo infinite discussioni sulla mesh alla “coreana” (stoppino sottile sotto e più largo dove si fa il coil). Detto con grande franchezza non sono un grande amante di questa tecnica e fisicamente non mi è neanche chiaro perché dovrebbe comportare deivantaggi, anche se un caro amico, scomparso dai forum, ne è stato uno strenuo sostenitore. Per me lo stoppino migliore è fatto di una sola grana, se il coil è stato fatto a dovere, va come una locomotiva a vapore.
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Apprezzamenti: Sdille, dubbass e Marko
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Maurizio

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