GrandePuffo
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O meglio la farfalletta è' il titolo originale.
Circa cento anni fa tutti conoscevano la filastrocca della bambina e della farfalletta tanto che il grande Trilussa ne scrisse il seguito:
La vispa Teresa” di Trilussa (1917)
Se questa è la storia che sanno a memoria
i bimbi di un anno, pochissimi sanno
che cosa le avvenne quand'era ventenne.
Un giorno di festa la vispa Teresa uscendo di chiesa
si alzava la vesta per farsi vedere le calze “chiffonne”
che a tutte le donne fa molto piacere.
Armando il pittore vedendola bella le chiese il favore
di far da modella. Teresa arrossì ma disse di sì.
"Verrete?" - "Verrò : ma badi però..." "Parola d'onore!"
rispose il pittore. Il giorno seguente Armando l'artista
stringendo furente la nuova conquista gridava a distesa
"T'ho presa t'ho presa!" A lui supplicando Teresa gridò
"Su su mi fai male la spina dorsale:mi lasci che anch'io
son figlia di Dio... Se ha qualche programma parli alla
mamma..."
A tale minaccia Armando tremò dischiuse le braccia …
ma quella restò. Perduto l'onore sfumata la stima ..
la vispa Teresa più vispa di prima per niente pentita
per niente confusa capì che l'amore non è che una scusa.
Per circa tre lustri fu cara a parecchi: fra giovani e vecchi
oscuri ed illustri la vispa Teresa fu presa e ripresa.
Contenta e giuliva s'offriva e soffriva.
(La donna che s'offre .se apostrofa l'esse ha tutto interesse
a dire che soffre.)
Ma giunta ai cinquanta con l'anima affranta col viso un po'
tinto col resto un po' finto per torsi d'impaccio
dai prossimi acciacchi apriva uno spaccio di Sali e tabacchi.
Un giorno un cliente chiedendo un toscano …le porse la
mano così... casualmente. Teresa la prese la strinse e
gli chiese: "Mi vuole sposare? Farebbe un affare!"
Ma lui di rimando rispose: "No no! Vivendo e fumando
che male ti fo'? Confusa e pentita Teresa arrossì ..
Dischiuse le dita e quello fuggì. Ed ora Teresa pentita
davvero non ha che un pensiero: d'andarsene in chiesa.
Con l'anima stracca si siede e stabacca offrendo al Signore
gli avanzi di un cuore che batte la fiacca.
Ma spesso fissando con l'occhio smarrito la polvere gialla
che resta sul dito le sembra il detrito di quella farfalla
che un giorno ghermiva stringendola viva.
Così come allora Teresa risente la voce innocente che
prega ed implora: "Deh lasciami! Anch'io son figlia di Dio!"
"Fu proprio un bel caso!" sospira Teresa fiutando la presa
che sale nel naso. "Se qui non son lesta mi scappa anche
questa." E fiuta e rifiuta tossisce e sternuta: il naso è una
tromba che squilla e rimbomba e pare che l'eco si butti
allo spreco... Tra un fiotto e un rimpianto tra un soffio …
e un eccì la vispa Teresa... Lasciamola li.
Ebbene ho una copia originale del volumetto di quegli anni di cui ho fatto un quadro:
Inviato da iPad
Circa cento anni fa tutti conoscevano la filastrocca della bambina e della farfalletta tanto che il grande Trilussa ne scrisse il seguito:
La vispa Teresa” di Trilussa (1917)
Se questa è la storia che sanno a memoria
i bimbi di un anno, pochissimi sanno
che cosa le avvenne quand'era ventenne.
Un giorno di festa la vispa Teresa uscendo di chiesa
si alzava la vesta per farsi vedere le calze “chiffonne”
che a tutte le donne fa molto piacere.
Armando il pittore vedendola bella le chiese il favore
di far da modella. Teresa arrossì ma disse di sì.
"Verrete?" - "Verrò : ma badi però..." "Parola d'onore!"
rispose il pittore. Il giorno seguente Armando l'artista
stringendo furente la nuova conquista gridava a distesa
"T'ho presa t'ho presa!" A lui supplicando Teresa gridò
"Su su mi fai male la spina dorsale:mi lasci che anch'io
son figlia di Dio... Se ha qualche programma parli alla
mamma..."
A tale minaccia Armando tremò dischiuse le braccia …
ma quella restò. Perduto l'onore sfumata la stima ..
la vispa Teresa più vispa di prima per niente pentita
per niente confusa capì che l'amore non è che una scusa.
Per circa tre lustri fu cara a parecchi: fra giovani e vecchi
oscuri ed illustri la vispa Teresa fu presa e ripresa.
Contenta e giuliva s'offriva e soffriva.
(La donna che s'offre .se apostrofa l'esse ha tutto interesse
a dire che soffre.)
Ma giunta ai cinquanta con l'anima affranta col viso un po'
tinto col resto un po' finto per torsi d'impaccio
dai prossimi acciacchi apriva uno spaccio di Sali e tabacchi.
Un giorno un cliente chiedendo un toscano …le porse la
mano così... casualmente. Teresa la prese la strinse e
gli chiese: "Mi vuole sposare? Farebbe un affare!"
Ma lui di rimando rispose: "No no! Vivendo e fumando
che male ti fo'? Confusa e pentita Teresa arrossì ..
Dischiuse le dita e quello fuggì. Ed ora Teresa pentita
davvero non ha che un pensiero: d'andarsene in chiesa.
Con l'anima stracca si siede e stabacca offrendo al Signore
gli avanzi di un cuore che batte la fiacca.
Ma spesso fissando con l'occhio smarrito la polvere gialla
che resta sul dito le sembra il detrito di quella farfalla
che un giorno ghermiva stringendola viva.
Così come allora Teresa risente la voce innocente che
prega ed implora: "Deh lasciami! Anch'io son figlia di Dio!"
"Fu proprio un bel caso!" sospira Teresa fiutando la presa
che sale nel naso. "Se qui non son lesta mi scappa anche
questa." E fiuta e rifiuta tossisce e sternuta: il naso è una
tromba che squilla e rimbomba e pare che l'eco si butti
allo spreco... Tra un fiotto e un rimpianto tra un soffio …
e un eccì la vispa Teresa... Lasciamola li.
Ebbene ho una copia originale del volumetto di quegli anni di cui ho fatto un quadro:
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