Notizie 15.05.2015 La Consulta boccia la tassa.

Markvaping68

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... o nella vicina Slovenia (abito a Trieste e in un raggio di 15 km ho tre negozi fornitissimi)
Beata te! ... ti verremo a trovare :D
anche se i negozianti sono abbastanza sicuri che entro due anni anche là aumenteranno le tasse, come succederà in Germania e in buona parte dell'Europa. È molto piacevole calcolare il risparmio che sto ottenendo svapando al posto di fumare ma non avrei smesso e quei soldi li avrei comunque spesi in catrame quindi mi metto il cuore in pace come quando pago accise enormi sulla benzina o iva e tasse inique su molto di quello che consumo. Il problema grave non è il prezzo in sé ma la chiusura dei negozi in città: mentre i tabaccai li trovi ovunque h24 i liquidi te li devi portare con te o rischi di rimanere senza e di cedere al catrame per un po' di nicotina, oltre a non incentivare il passaggio allo svapo. Probabilmente il mercato svapo verra assorbito dai tabaccai, come ho visto per esempio in Olanda ma ovviamente la preparazione e competenza del rivenditore specializzato è diversa.
Già!
 

Marko

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Si... però son po' come San Tommaso. La Consulta parla chiaramente di incostituzionalità della tassazione per i liquidi senza contenuto di nicotina. E per quelli con?
Occorre aspettare i pronunciamenti ufficiali di ANAFE e altre associazioni di categoria. Certo è una bellissima notizia. L'arroganza di certi governi viene tarpata dalla saggezza della Consulta.

No no attenzione, leggete bene.

La norma 'bocciata' prevedeva che "a decorrere dal 1 gennaio 2014 i prodotti contenenti nicotina o altre sostanze idonei a sostituire il consumo dei tabacchi lavorati nonche' i dispositivi meccanici ed elettronici, comprese le parti di ricambio, che ne consentono il consumo, sono assoggettati ad imposta di consumo nella misura pari al 58,5% del prezzo di vendita al pubblico". Secondo i 'giudici delle leggi', tale imposta viola l'articolo 3 della Costituzione, perche' "assoggetta ad un'aliquota unica e indifferenziata una serie eterogenea di sostanze, non contenenti nicotina, e di beni, aventi uso promiscuo" e, dunque, "appare del tutto irragionevole l'estensione del regime amministrativo e tributario proprio dei tabacchi anche al commercio di liquidi aromatizzati e di dispositivi per il realativo consumo, i quali non possono essere considerati succedanei del tabacco".

La norma è bocciata prima di tutto.

Poi dicono i giudici:
"appare del tutto irragionevole l'estensione del regime amministrativo e tributario proprio dei tabacchi anche al commercio di liquidi aromatizzati e di dispositivi per il realativo consumo, i quali non possono essere considerati succedanei del tabacco".

Se non sono succedanei del tabacco, decade l'accisa del monopolio dello stato relativa ai tabacchi che avevano applicato. :)

Tra l'altro si parla di liquidi in genere (quindi in toto) visto che non è specificato altro.
 
Ultima modifica:

Marko

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Almeno così sembrerebbe...
Ma poi leggo anche questo:

[h=4]Sicuri di far cosa gradita inviamo a tutti i nostri clienti un esauriente articolo riguardo agli ultimi aggiornamenti sulla tassa e-cig. (tratto da AgivapeNews)[/h] [h=1]
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[/h] Tre anni di battaglie in una sentenza. Ma la guerra non è finita, purtroppo, essendo ancora in piedi il dlgs 188/2014 e – peggio ancora – il Provvedimento dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli del 20 gennaio 2015 che, attraverso un calcolo di equivalenza rispetto alle sigarette tradizionali non basato sul alcuno standard industriale o scientifico, ha stabilito un’imposta di consumo sui liquidi da inalazione che ammonta a € 3,73, oltre IVA del 22%, ogni 10ml.

Un’imposta che sta seriamente rischiando di dare al mercato italiano delle sigarette elettroniche una mazzata definitiva, dopo quella del Decreto legge numero 76 del 2013 (convertito nella Legge 99/2013) che aveva inserito le e-cig nello stesso regime amministrativo e fiscale delle sigarette tradizionali, con tanto quindi di imposta monstre del 58,5% del prezzo, che voleva dire aumenti di oltre il 240% sui prezzi al pubblico.
Ma almeno su quella legge giustizia è stata fatta, anche se è dovuta intervenire addirittura la Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la Legge 99/2013 sugli aspetti relativi alle e-cig, affermando l’irragionevolezza delle regole e del livello impositivo, un eccesso di discrezionalità dell’AAMS, e – più importante – la netta differenziazione rispetto ai prodotti del tabacco di qualsiasi genere.
A dire la verità siamo rimasti quasi increduli sul momento. Abbiamo avuto la notizia via Whatsapp da chi ci segue le relazioni istituzionali”, ci spiega Massimiliano Mancini, presidente di Anafe Confindustria. “Vederci riconosciuta giustizia dopo aver subito tante angherie ingiustificate è davvero una liberazione. Come lo è non avere più sulla nostra testa e su quella dei negozianti e dei rivenditori la spada di Damocle della tassazione 2014. Quella legge aveva già creato dei danni enormi. Il vederci anche richiedere cifre impossibili sarebbe stato aggiungere il danno alla beffa. Ma per fortuna ‘c’è un giudice a Berlino’, anzi, a Roma”.
Siete stati accusati, addirittura da un rappresentante dello Stato, di essere solo dei “furbetti che non vogliono pagare le tasse”.
Purtroppo è incredibile l’arroganza di alcuni. Ma siamo imprenditori, persone di buon senso, e sappiamo dimenticare. Prima di farlo però è bene ricordare alcuni aspetti. Le norme che dovevano regolare il nostro settore sono state rese note solo a dicembre 2013 inoltrato, a pochi giorni dall’applicazione. Una pratica censurata persino dalla Corte dei Conti in una lettera che ci ha di fatto impedito di lavorare nei primi mesi del 2014. E su questo stiamo ragionando su una eventuale richiesta di risarcimento danni nei confronti dei responsabili. Inoltre quelle norme hanno portato aziende e negozi a bloccare ogni tipo di investimento in innovazione e ricerca, ma anche in marketing e pubblicità. E senza pubblicità un settore nuovo e non certo maturo muore. Abbiamo subito attacchi mediatici di ogni genere, certamente eterodiretti, strumentali contro il mercato e-cig. Ma noi, come tanti negozianti, non abbiamo mollato e abbiamo risposto”.
La lotta, a parte quella politica mai interrotta, nonostante pressioni e persino minacce nemmeno tanto velate contro di voi e persino contro i vostri consulenti, è iniziata al TAR Lazio.
“I giudici amministrativi ci hanno dato ragione da subito, anche grazie all’ottimo lavoro dello Studio Francario & Partners che ci ha assistito. Ma del resto l’irragionevolezza di quella norma, di quella tassa, sarebbe stata evidente a chiunque. Non me la prendo col Parlamento, dove la volontà del Governo e di alcune strutture burocratiche ormai prevale, come abbiamo visto allora e in occasione del Dlgs attualmente in vigore. Certamente però un po’ arrabbiati lo siamo. Mi piacerebbe sapere per esempio se qualcuno si stia rendendo conto o sia interessato dei danni provocati alle aziende, delle migliaia di posti di lavoro persi, degli investimenti non avvenuti. Uno per tutti: il progetto di costruire in Italia il primo centro europeo di estrazione della nicotina, utilizzando fondi UE e riconvertendo una delle ex manifatture di tabacco che proprio in questi giorni stanno soffrendo, come ad esempio quella di Lecce. Invece in Italia si era deciso di pensare alle tasse, non agli investimenti – privati – e quindi quel centro lo hanno fatto a Liverpool. Il tutto poi senza entrate per lo Stato, o peggio, con entrate in calo”.
Ci spieghi. Le tasse non sono entrate perché voi non le avete pagate.
“Noi non le abbiamo pagate perché abbiamo contestato in ogni sede quella norma incostituzionale, ma siamo stati comunque enormemente danneggiati: eravamo il maggior mercato europeo, i secondi esportatori al mondo. Oggi siamo finiti molto indietro, il mercato si è spostato online verso l’estero, con un rapporto che al 2015 stimiamo del 70% verso il 30% fisico; come ho già detto, ogni investimento si è fermato; le multinazionali hanno dovuto aspettare sino al 2015 per entrare [per ora la sola Imperial Tobacco con JAI, ma a breve le altre seguiranno, NdR]. E poi i negozi hanno chiuso in massa, tante aziende hanno chiuso anch’esse o si sono trasferite all’estero. Mi piacerebbe sapere da coloro che avevano fatto i calcoli in qualche oscuro ufficio come valutano oggi la decisione presa allora. A causa di quella legge, oltre ai 117 milioni di mancate entrate, sono andati in fumo moltissimi altri milioni di IVA, IRPEF, contributi, ecc. evaporati, è il caso di dirlo. Ma chi risponderà di tutto ciò? Non intendo monetariamente, ma politicamente. Da imprenditore apprezzo la meritocrazia, e voglio ricordare le perplessità – a parte le nostre, ovvie – del Servizio Bilancio del Senato ad esempio, o quelle della Corte dei Conti, che avevano paventato proprio questi risultati. Perché sono rimasti inascoltati?”
Anche la Corte Costituzionale ha scritto in sentenza che tra le motivazioni della legge c’era proprio il salvaguardare le entrate fiscali da tabacco.
“E la stessa Corte ha scritto che era un presupposto totalmente errato. E poi vorrei chiedere a chi di questi presupposti parlava: come mai col mercato spostatosi online le entrate da tabacco non sono diminuite, ed anzi nel 2015 sono in crescita? A ciò andrebbe affiancata un’altra domanda: che ragione c’era di rivedere le norme del settore tabacchi che come entrate andava bene? E aggiungo: si è imposto uno sconto per un prodotto del tabacco cosiddetto riscaldato identico a quello delle sigarette elettroniche, quando è nota a tutti la tossicità del tabacco inalato o fumato, per non dire poi che con il discrezionale, ai limiti dell’arbitrario, sistema di equivalenza, si è stabilita una tassazione per le e-cig addirittura superiore di fatto a quella di un prodotto del tabacco. Un caso unico al mondo. Ma del resto che questa norma sulle e-cig sia stata impostata con alle spalle degli interessi forti è noto a tutti”.
Quali sarebbero?
“Guardi, abbiamo già subito danni enormi. Preferirei evitare querele”.
E ora cosa succederà con la norma 2015?
“Considerando che per alcuni versi è persino peggiorativa di quella dichiarata incostituzionale, stiamo ovviamente ragionando coi nostri legali e consulenti [è la romana Open Gate Italia a seguire l’attività di relazioni istituzionali per Anafe Confindustria, NdR]. Ma l’auspicio è quello che si possa evitare una nuova battaglia legale – che vinceremmo, senza alcun dubbio visti i presupposti – intervenendo con un provvedimento d’urgenza e regole che consentano a questo mercato di funzionare. Una tassa ci può stare, del resto in questo paese si tassa anche l’aria, e allora perché no il vapore? Con nicotina però! Ma una tassa deve avere un senso e regole precise se lo Stato la vuole incassare. Speriamo sia così, e abbiamo fiducia che il Governo, visti gli errori passati ed attuali – sta incassando infatti quasi nulla nel 2015, per la felicità di aziende e siti esteri e nonostante un mercato in crescita – possa intervenire a breve risolvendo la questione, e magari lo possa fare dando ascolto a chi questo settore lo ha creato dal nulla: aziende e negozianti”.
Ricordiamo che proprio i negozianti di Fiesel Confesercenti e di LIFE hanno sostenuto ad adiuvandum il vostro primo ricorso al TAR Lazio.
“Abbiamo sempre pensato che fosse fondamentale fare fronte comune, motivo per il quale abbiamo molto volentieri messo a disposizione le nostre risorse relazionali per aiutarli ad intervenire [i negozianti sono stati assisiti dallo studio legale Fraccastoro di Roma, NdR]. E il loro apporto politico e giudiziale è stato fondamentale in quella fase. Un po’ meno quello di altri, il cui intervento successivo ci ha anzi creato qualche problema tecnico, e ciò invece di accorpare le forze. Sono gli stessi che hanno poi preferito non costituirsi davanti alla Corte Costituzionale “per risparmiare, perché tanto c’è Anafe”, così almeno ho letto. E oggi tocca anche vedere messaggi pubblici di chi salta sul carro… Ma va bene così, evitiamo le polemiche perché siamo contenti di quanto abbiamo fatto, costato davvero lacrime e sangue. Credo che oggi sia il momento di guardare avanti e trovare il modo di marciare sì separati – aziende da una parte e negozianti dall’altra – ma per poi colpire uniti.”
Domani che succederà?
“Per ora la legge che impone la tassa 2015 rimane in vigore, ricordiamolo, e quindi va rispettata, mettendo al momento da parte fughe in avanti ed entusiasmi eccessivi da “la tassa non c’è più”. Ci consideriamo un’associazione politicamente responsabile e mai potremmo dare un messaggio diverso. Come dichiarato pubblicamente insieme al presidente di Fiesel Confesercenti, ci aspettiamo l’immediata convocazione da parte del Governo per arrivare alla definizione, nel più breve tempo possibile, di una soluzione che garantisca gli interessi in campo: delle aziende, dei negozianti, dei consumatori, dello Stato e delle sue entrate e – fatemelo dire – della salute, tema passato completamente sotto silenzio. Ma su questo ci aspetta a breve la discussione sulla nuova Direttiva “tabacchi”. Ricordiamo che siamo solo agli albori di un nuovo mercato. “The best is yet to come”.
Velia Marconi
 

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