Ok ok. Ora è più chiaro. Avevo mischiato i due discorsi. La doppia estrazione è proprio unaltro metodo. Diciamo un ibrido. In quali casi è consigliabile fare la doppia estrazione
Per rispondere a questa domanda è necessario recuperare il concetto di solvente.
"Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Un solvente è un liquido che scioglie un soluto solido, liquido o gassoso, dando luogo a una soluzione. È il componente di una soluzione che si presenta nello stesso stato di aggregazione della soluzione stessa. Il solvente più comune è l'acqua. Il solvente è quella sostanza presente in maggior quantità in una soluzione."
I solventi che utilizziamo nelle nostre attività sono solventi protici che hanno interazioni chimiche proprie sulla scorta della composizione chimica dei propri elementi.
Quando parliamo di doppia estrazione ci riferiamo all'utilizzo di 2 solventi diversi utilizzati su due partite uguali della stessa matrice vegetale. Nel caso specifico usiamo il glicole propilenico e l'etanolo (alcool). alla fine della prima fase di estrazione uniamo il risultato e otteniamo un miscuglio che procederemo a trattare con talco veneto e successivamente filtreremo a caduta. Perchè lo facciamo?
Il glicole propilenico entra nella matrice vegetale e "attacca" gli strati superficiali e medi mentre l'etanolo arriva in maggior profondità. Il concetto è espresso in maniera grossolana ma l'importante è capirsi.
Alcune materie vegetali hanno bisogno degli strati profondi, penso al tabacco Habana, l'estratto in doppia estrazione è con un spettro aromatico più ampio. Altre materie vegetali, i sigari domenicani e composti da blend, a mio giudizio, vengono rovinati dagli strati profondi che in genere sovrastano gli altri sapori. L'havana è un monocoltura, gli altri sono blend.
Poi, come al solito, il de gustibus la fa da padrona...