Ilizia di Amniso (dal greco Eiléithyia), Eilithia, Eilythia, Ilithia, Eileithyia, Eileithyiai, o Eleuthia (dialetto cretese) è una figura della mitologia greca, probabilmente una divinità pre-olimpica, in taluni casi, in particolare nell'Iliade, indicata dai narratori in forma plurale, "le Ilizie".
Nonostante nessun mito la veda protagonista, è citata da numerose iscrizioni di nascite. Il suo nome appare in alcune tavolette di Cnosso redatte in Lineare B, che sono state analizzate attentamente e che mostrano una continuità di culto dal neolitico all'epoca classica.
Una particolarità è che essa risulta essere l'unica dea minoica a non avere per nome un aggettivo sostantivato.
Figlia di Zeus e di Era, e dunque sorella di Ebe, Ares ed Efesto, come è descritta da Esiodo, Apollodoro e Diodoro Siculo, viene altre volte identificata con Artemide, con Era o Demetra, tramite un procedimento di ipostasi. A Roma si confuse spesso anche con Giunone Lucina, mentre Pausania la descrive come brava filatrice e più anziana di Crono, identificandola nella Moira.
Secondo un inno del poeta Olen di Delo, è un'iperborea, madre di Eros.
È descritta come presente alla nascita di numerosi dei, tra i quali Eracle, Apollo e Artemide.
Secondo il III Inno Omerico ad Apollo, Hera catturò Ilizia, mentre stava tornando dal nord dagli Iperborei, per ostacolare le doglie di Leto per Artemide ed Apollo, essendone Zeus il padre. Le altre dee presenti a Delo per assistere alla nascita, mandarono allora Iris a prenderla. Non appena Ilizia mise piede sull'isola, iniziarono le doglie.

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