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Ho creato questa guida per sfatare (o meglio spiegare), il fatto che una Box (o tubo che sia), "spinge" o meno

Intanto: cosa vuol dire “spingere” nello svapo?

La mia risposta è: significa che misuri a bocca e non sai cosa sta succedendo tra le tue mani (e l’angolo dei doppi sensi si spalanca :D)

Ovviamente non voglio sminuire nessuno, nemmeno chi usa questo termine per facilità di comunicazione, SAPENDO cosa in realtà succede.


Il fatto è che negli ultimi mesi è tutto un parlare di “questa box spinge assai”, “comprati il meccanico che spinge un sacco”, “La Erreics spinge a cannone, invece la Alien non spinge niente” e via dicendo.La “spinta” è una forza non misurabile, ma percepibile, se stiamo a sentire la voce del popolo.
Sembra di parlare dell’amore, ma applicato allo svapo.

Il concetto giusto è EROGAZIONE, non “spinta”

non è niente di speciale, o di misterioso, bensì è l’insieme di più aspetti, ognuno di loro importante.
Ritardo di erogazione+volt drop batteria+conduttività+curva di erogazione = SPINTA
Questa è la “spinta” per quanto riguarda il DISPOSITIVO.

Se poi ci spostiamo sul lato atomizzatore, abbiamo che:
Conduttività dell’atom+reattività del filo resistivo+heat flux+flusso d’aria = SPINTA

Questo dà la “spinta” sul lato atom.

Passiamo quindi più nel dettaglio, per vedere se c’è qualcosa di serio da dire, o se il discorso svacca fin da principio

"SPINTA” SUL DISPOSITIVO

Guardiamo di che si parla, quando si dice che una box o un tubo “spingono”:
Il ritardo di attivazione è il tempo che passa tra il momento in cui si preme il tasto e il momento in cui la corrente parte.
Ci sono circuiti che erogano più prontamente, altri che ci mettono più tempo.
Parliamo comunque di millisecondi, sia chiaro.
Ovviamente se appena premiamo, abbiamo la percezione che il vapore arrivi, si avrà la classica frase: “SENTI COME SPINGE!!“.
In realtà si tratta solo di velocità nell’attivazione.
In questo senso, la Tesla Invader III spinge abbestia, perchè è molto rapida nell’erogare, tanto per citarne una.

La curva di erogazione riguarda sempre i dispositivi con circuito, ed è il modo in cui il dispositivo raggiunge la potenza impostata, partendo ovviamente da zero, cioè da prima di premere il tasto di fire.

Ci sono circuiti che sparano subito al valore impostato e poi lo mantengono in maniera lineare, altri che invece salgono gradualmente fino al valore impostato, dando una svapata più “morbida” all’inizio.

Altri ancora non erogano linearmente, ma “pulsano”, facendo una serie ravvicinatissima di picchi che nell’insieme creano la “linea di erogazione”.

Ci sono poi quelli che vanno più o meno linearmente, anche se guardando da vicino il grafico dell’erogazione, si vede che in realtà è un’onda con dei picchi molto bassi e distanziati, che diventa quasi una retta.

Insomma, ci sono diversi modi per fornire una data potenza, e IL MODO in cui quei tot watt vengono forniti alla coil cambia ovviamente la sensazione della svapata.

Mai sentito dire che “il DNA spinge come nessun altro”?
O che “i circuiti YiHi spingono alla grande”?

Ecco, vi assicuro che svapare lo stesso atom, con la stessa coil e lo stesso liquido su un circuito DNA e su un circuito YiHi non dà la stessa sensazione.
Questo perchè DNA e circuiti YiHi erogano diversamente.
Se voi impostate 30 watt, entrambi sempre 30 watt vi danno, ma non ve li daranno allo stesso modo.
Lo stesso vale per ogni altro circuito, ed ecco perchè NON E’ VERO che una box vale l’altra.

Per chi non ha il palato allenato è vero, ma la realtà è che ci sono differenze nel risultato.
Sono piccole differenze eh, sia chiaro, ma ci sono, ed è una cosa che vale da sempre, nel mondo dello svapo.

Ora è DNA vs YiHi, qualche anno fa era Provari vs Dicodes, e anche lì cambiava l’erogazione, più morbida per il tubo di Dicodes, più diretta per il tubo di Provape (pietra miliare dello svapo che ha chiuso da pochi mesi Attualmente ci sono dispositivi, tipo la Asmodus Minikin V2, che permettono di disegnare la curva di erogazione, cioè potete impostare i valori di watt che la box vi darà man mano che state facendo il tiro.

Anche il firmware “Arctic Fox” per dispositivi Joyetech/Wismec/eLeaf lo permette, e anche il software SXi dato a corredo con le box SX Mini di YiHi.

Il volt drop della batteria è la caduta di tensione che avviene quando si eroga schiacciando il tasto fire e dipende dal complesso della mod che si sta usando, sia tubo o box a lamelle o a molla e che porta la batteria a erogare SEMPRE un valore di volt inferiore rispetto a quello che si può misurare prima di attivare. Si accompagna al battery sag che è la diminuzione di voltaggio erogato dipendente dalla resistenza interna delle batterie. Ci sono celle che si comportano meglio di altre, in genere quelle ad alta scarica si accompagnano ad un battery sag limitato.
Praticamente, se abbiamo una batteria carica a 4.2 volt, e durante l’erogazione scende per esempio a 3.5 volt (per poi tornare a 4.2 quando lasciamo il tasto di erogazione), la differenza da 4.2 a 3.5 (cioè 0.7 volt) è il volt drop.

Non tutte le batterie “droppano” nello stesso modo.
Quelle con maggiore scarica in ampere tendono a sopportare meglio la richiesta di watt che facciamo, quelle con meno ampere di scarica invece calano di più durante l’erogazione.

Inoltre, anche a parità di ampere di scarica, alcune scendono più di altre durante l’erogazione, per motivi costruttivi.
Questo va tenuto presente, perchè più una batteria scende, meno “spinge”.

Ogni cella (altro nome per le batterie) può quindi dare un valore massimo di watt, pari a circa 3 watt per ogni ampere di scarica continua.
E’ un numero al ribasso, ma arriva da un conto che non sto qui a spiegarvi.
Se abbiamo quindi 10 ampere di scarica continua potremo chiedere 30 watt, con 20 ampere di scarica continua possiamo ragionevolmente chiedere 60 watt e via dicendo.
Se ne chiediamo 150, non è la batteria che “non spinge”, ma siamo noi che vogliamo troppo.

I grafici delle batterie vi aiutano SEMPRE a capire dove andrete a finire con un certo valore di potenza, cioè quanto la batteria scenderà di volt durante l’erogazione.

La conduttività riguarda soprattutto i dispositivi meccanici, ed è in pratica la capacità di condurre la corrente che i materiali con cui è fatto il dispositivo possiedono.

In questo senso sono molto importanti anche le filettature e il tasto di attivazione.
Più i metalli sono puri e conduttivi, le filettature sono precise e il tasto è ben progettato, più i volt della batteria arriveranno indenni alla coil.
Vale a dire che la potenza della batteria verrà sfruttata bene, senza gli sprechi e le dispersioni causati da filettature imprecise, metalli scadenti ecc.

Sul discorso “conduttività” tanti ci marciano, nel senso che sulla lunghezza di un tubo meccanico (circa 10 cm) la conduttività pura del metallo influisce fino a un certo punto, dunque anche se formalmente un tubo di rame è sempre preferibile a uno di acciaio o di alluminio, nella realtà le cose cambiano poco, SE il tubo è ben costruito.

I veri punti deboli di un meccanico sono infatti le filettature e il tasto di attivazione, e a volte, per marketing, si sponsorizza di più il metallo usato, per distogliere l’attenzione dal resto della lavorazione.

Un tasto che scalda è un tasto che disperde energia, e quindi conduce male.

Una filettatura che cigola, o che si impunta, è una filettatura che fa disperdere energia, e quindi conduce male.

Il risultato finale di un tubo fatto male in termini di filettature e tasto sarà che anche a batteria carica, la resistenza si accenderà lentamente, o poco, e il vaper inesperto dirà che il tubo “non spinge”, pensando magari che sia colpa del metallo, o di chissà che mistero.

Dunque sicuramente il metallo usato influisce, ci mancherebbe, ma non è l’unica cosa che concorre ad avere un autentico “tubo che spinga”.
Per misurare la conduttività basta usare un multimetro e misurare i volt sulle torrette dell’atom con la coil fissata, per vedere di quanto calano, tenendo SEMPRE presente che c’è pure la caduta della batteria.
Infatti, dopo aver fissato la coil, il gioco si fa più duro, sia per il tubo, sia per la batteria.
Dunque i volt misurati alle torrette durante l’erogazione SICURAMENTE saranno meno di quelli misurati sulla sola batteria, questo perchè come detto prima, la batteria stessa scenderà di voltaggio.

Finito qui?
No, a questo punto c’è pure il tubo che ci mette del suo, perchè eventuali imperfezioni che passano inosservate nella misurazione del tubo SENZA coil, saltano fuori quando c’è anche la coil.

La conduttività vale ovviamente anche per i dispositivi circuitati, e dipende dalla sezione dei cavi usati per cablare il circuito, anche se in quel caso è più difficile che ci siano perdite clamorose, a meno che il dispositivo sia fatto veramente da schifo.

Ed ecco quindi spiegata sta cosa della “spinta”


NON ESISTE LA “SPINTA” IN QUANTO TALE, ma esistono una serie di cose che concorrono a dare un’erogazione più o meno gagliarda, più o meno pronta, più o meno aggressiva.



Se si è consapevoli di ciò, si può colloquialmente dire che ad esempio la nuova box Pink’o’Pall è una di quelle che “spinge un sacco“, per intendere che nell’insieme eroga prontamente, aggressivamente e ha una curva rapida.

Se invece si parla di “spinta” perchè si è provato la box Pink’o’Pall e appena si è premuto il tasto ci si è trovati nel fantastimondo dello svapo, allora permettete che mi venga da sorridere, per non piangere Come ho detto prima, ci sta non saperlo, nemmeno io lo sapevo prima di impararlo, però viva dio, se si è appassionati di questo mondo, il concetto di “spinge” non dovrebbe manco passare per la mente.

E ripeto, non c’è NIENTE di male a usare la parola “spinge”, se si sa di cosa si sta parlando, così come in ambito audio si usava il termine “pompa” per i diffusori (cioè le casse), o “suona” per gli amplificatori e i giradischi.

“Senti ste casse come pompano!”
“Senti sto ampli come suona!”
“Senti sta box come spinge!”


E’ uguale.
Il problema è quando questo termine va a tappare i buchi di cultura sull’argomento, e quindi ci si mette uno “spinge” strategico per salvare il discorso
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