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È l’industria farmaceutica la vera nemica delle sigarette elettroniche e i suoi lobbisti muovono denari e proteste affinché i legislatori mettano i paletti a quello che oggi appare il sistema più efficace ed economico per smettere di fumare. A differenza di pillole, cerotti, spray, gomme da masticare, mezzi per aiutare a smettere di fumare prodotti da aziende dai bilanci a troppi zeri come Pfizer, GlaxoSmithKline o Novartis e alla fine risultati meno funzionali e molto più costosi rispetto all’e-cig. Come sanno i medici più scrupolosi e i tanti fumatori che hanno provato, spesso inutilmente, a tirarsi fuori dalla dipendenza dal tabacco utilizzando i metodi farmaceutici.
Se per chi legge Sigmagazine questa non è una notizia del tutto nuova (Accedi o Registrati per vedere questo contenuto.), lo è invece per chi segue la stampa generalista. E anche per chi alle impressioni preferisce i fatti.
Fatti, cifre, percorsi e nomi sono stati tirati fuori questa settimana in Germania da un giornalista dello Spiegel, il principale settimanale tedesco, a cui è riuscito di intercettare e inseguire un flusso di denaro (nell’articolo si parla di milioni di euro) transitati dalle casse delle industrie farmaceutiche all’Aktionsbündnis Nichtrauchen (Abnr), una confederazione di associazioni lobbistiche antifumo molto inserita nei corridoi del Bundestag (il parlamento tedesco) e sempre molto interpellata e ascoltata quando si tratta di mettere mano alle leggi per combattere il tabagismo. Quasi superfluo aggiungere che l’Aktionsbündnis Nichtrauchen (letteralmente Unione di azione contro il fumo) e le associazioni ad essa legate conducono una battaglia serrata anche contro la sigaretta elettronica.
Tesi chiara sulla base di ricerche giornalistiche. Carta canta. E così lo Spiegel ha rintracciato una donazione all’Abnr “di 180 mila euro dell’azienda americana Pfizer“, risalente al 2005, per la “realizzazione di un ufficio di lobbying a Berlino“: cifra curiosamente mai resa pubblica e “venuta alla luce solo in un bilancio annuale interno“, per di più “senza l’indicazione del donatore“. Una vicenda che oggi mette in imbarazzo l’Aktionsbündnis Nichtrauchen, organizzazione cui sono membri anche istituti scientifici e associazioni mediche come il Deutsches Krebsforschungszentrum (centro per la ricerca sul cancro), la Bundesärztekammer (la camera federale dei medici) o l’Ärztefachschaften für Lunge und Herz (l’associazione di pneumologi e cardiologi), ambienti che già in passato si sono dovuti giustificare per finanziamenti ricevuti dalle multinazionali del tabacco, aggiunge lo Spiegel.
Le industrie farmaceutiche tutelano i propri interessi, riprende il settimanale, tra cui quello di vendere prodotti che aiutano a smettere di fumare. Un business miliardario, con ricavi che globalmente ammontano a 2,5 miliardi di dollari. In Germania i lobbisti dei farmaci hanno (finora inutilmente) cercato di far inserire i propri prodotti nei prontuari delle casse sanitarie: ma da quando la sigaretta elettronica ha iniziato a diffondersi per il mondo farmaceutico si è aperto un nuovo fronte. E risulta quantomeno sospetto che sulla barricata anti-svapo si ritrovi con grande energia l’Aktionsbündnis Nichtrauchen, che chiede rigide regolamentazioni del settore del vaping, un divieto totale di pubblicità e un aumento delle tasse su liquidi e sigarette elettroniche naturalmente in nome di ricerche scientifiche di dubbia qualità.
Lo Spiegel ricorda invece i dati degli studi britannici,Accedi o Registrati per vedere questo contenuto., sulla minore dannosità dello svapo rispetto al fumo fino al 95%, riporta le opinioni di unAccedi o Registrati per vedere questo contenuto.e afferma che, se inalare vapore non è del tutto innocuo, preferirlo al fumo di sigaretta è sicuramente molto più salutare.
Insomma “la demonizzazione della sigaretta elettronica” poggia su basi decisamente sospette, conclude il settimanale tedesco, che aggiunge in chiusura un’ulteriore chicca: nel maggio 2017 Stefanie Seltmann, fedelissima della direttrice dell’Aktionsbündnis Nichtrauchen Pötschke-Langer, è stata ingaggiata come direttrice delle comunicazioni esterne della sede tedesca della Pfizer. In precedenza Seltmann aveva lavorato all’ufficio stampa del Deutsches Krebsforschungszentrum. A Scott Gottlieb fischieranno le orecchie. E forse anche a qualche giornale italiano: negli stessi giorni in cui il più autorevole quotidiano italiano sbatteva a tutta paginaAccedi o Registrati per vedere questo contenuto.senza verificare fatti e fonti (corredata da un commento demonizzante il settore del vaping), il primo settimanale tedesco spiattellava una storia di lobbying anti-svapo corredata da nomi, numeri e fatti.
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Iniziano a venir fuori le verità. Coraggioso il giornalista tedesco a spiattellare in faccia la cruda realtà.