Se non fossi stato, come tutti voi, intrappolato per oltre 45 giorni tra le mura domestiche di certo non avrei mai intrapreso questo calvario, scarsa la mia manualità, scarsi gli strumenti, scarsi i materiali a disposizione, come scarsa, chi mi conosce e sopporta ha ben chiaro, la mia pazienza!
Fatta doverosa necessità di occupare in qualche modo possibilmente utile e costruttivo l’eccesso di tempo libero l’idea “geniale” suggerita dalla invadente vocina interiore fu:
«Perché non dai una ripulita e rendi presentabile la tua vecchia RSQ ormai logora e abbandonata al suo destino?»
Questa la doverosa spiegazione a motivare l’insano intento.
La vocina nella mia testa di certo non esagerava definendo la povera RSQ in deprecabili condizioni, frutto di maltrattamenti generalizzati nel tempo; utilizzata soprattutto quale squonk-mod da battaglia per essere adoperata senza remore.
Questo a seguire non vuole né deve essere inteso come tutorial professionale e guida ultima alla raffinata arte del “rinnovamento”, ma semplicemente per quello che è, ovvero il desiderio di condividere con voi il risultato, per quanto possibilmente accettabile, dell’impegno, del tempo profuso e dedicato ad uno strumento utile al comune hobby sotto forma di racconto fotografico nell'arco temporale di un mese.
Grazie!
Evidente lo stato iniziale di conservazione generale, la cara RSQ malamente marcata dall’usura e dal trascorrere del tempo:
Armato di tutto il coraggio possibile ed approfittando di uno dei pochi momenti in cui San Gatto Domestico Invadente Maine Coon Pelosotto era “in sue faccende affaccendato” ho rimosso la tazza svitando le 2 piccole torx T3 e la ho fatta scivolare all’esterno premendo sul condotto di squonk al quale innestare la boccetta.
Con l’aiuto di un vecchio saldatore a stagno ad alta potenza (residuato bellico dei tempi in cui mi dedicavo alla circuiteria artigianale) ho separato la tazza dai cortissimi conduttori…
… ottenendo così campo libero per disassemblare interamente la mod
E fin qui nulla di particolarmente ostico e nemmeno complicato.
Mi sono quindi consultato con l’amico carrozziere chiedendo lumi sulle vari fasi da attraversare per la preparazione delle parti metalliche ad una successiva verniciatura.
Dopo essere stato adeguatamente canzonato e “cojo**to”, in italiano corrente tradotto come “apertamente deriso”, mi è stata destinata una buona scorta di carte abrasive con grana commisurata alle numerose e faticose, per le mie sfregiate mani, varie fasi della carteggiatura preparatoria ed un piccolo angolino nel quale adoperarmi all’interno della sua officina al riparo da sguardi inquisitori.
Sotto la sua supervisione ho manualmente rimosso, in tre giorni, tutti gli strati applicati al corpo base in lega di alluminio fino a portare l’intera scocca quasi “al vivo” nelle zone più critiche.
Arduo asportare soprattutto i tre strati protettivi applicati con bagno galvanico ritrovati sotto l’iniziale velo di colore.
Dopo estenuati sessioni abrasive con grani mano a mano sempre più fini, ho ottenuto finalmente il suo benestare…
… a procedere alla fase di mascheratura delle zone da non riverniciare in prima istanza.
Finalmente si è potuta selezionare, quindi, la finitura da utilizzare scegliendo nell’ampio catalogo dei rimasugli di precedenti lavorazioni, sarebbe stato troppo chiedere la preparazione di una vernice personalizzata; avrei rischiato il linciaggio.
Tra i numerosi residuati la scelta è ricaduta su una particolare vernice polimerica da poter spruzzare senza necessità di strati preparatori di aggrappante e con la caratteristica di “auto arricciarsi” durante le 48 ore a temperatura ambiente necessarie alla sua stabilizzazione.
Dopo essere stato maledetto per i due giorni in cui il forno sarebbe stato off-limits a causa mia, il caro amico carrozziere mi ha "gentilmente" invitato a sparire assicurandomi che nei giorni successivi al resto avrebbe pensato lui, compreso un doveroso sbrigativo servizio fotografico working in progress, e senza però mancare di affermare che della eventuale “pecionata”, leggasi risultato finale approssimativo non dipendente da lui, non avrebbe accettato richieste di spiegazioni.
La “prima ed unica mano” della preziosa colorazione scelta:
Rimossi a distanza di 24 ore gli elementi a copertura delle parti da non verniciare
Ad essiccatura ultimata con insperato slancio di cortesia, l’amico carrozziere ha provveduto a lucidare le parti a “vista” ottenendo un effetto simil cromato e successivamente a ricoprire l’intero corpo con uno spesso strato di vernice protettiva trasparente.
Quindi dopo essere rientrato in possesso dell’oggetto così rinnovato, ho rimontato al suo interno tutti gli elementi precedentemente rimossi ad eccezione del tazza, lasciata in disparte in attesa degli ultimi ritocchi estetici.
Breve e semplice trattamento migliorativo riservato anche allo sportellino laterale: lucidato e con particolari evidenziati da sottile vernice nera e con inglobata l'apposta firma del sottoscritto quale ricordo dell’esperienza.
Innestata nuovamente la boccetta dopo aver riposizionato la tazza…
…questo il risultato finale:
Infine, una bella batteria re-wrappata per l’occasione…
… e l’atomizzatore che penso riserverò alla mia personalissima ed unica RSQ!
Nonostante il risultato non perfetto ed a tratti approssimativo sono comunque orgoglioso di quello che con l’aiuto del caro amico carrozziere sono riuscito a fare, ho addirittura appreso la mistica arte della carta vetrata!
In fin dei conti giornate spese bene!
E per il pubblico ludibrio: cosa ne pensate? Ne è valsa la pena?
Fatta doverosa necessità di occupare in qualche modo possibilmente utile e costruttivo l’eccesso di tempo libero l’idea “geniale” suggerita dalla invadente vocina interiore fu:
«Perché non dai una ripulita e rendi presentabile la tua vecchia RSQ ormai logora e abbandonata al suo destino?»
Questa la doverosa spiegazione a motivare l’insano intento.
La vocina nella mia testa di certo non esagerava definendo la povera RSQ in deprecabili condizioni, frutto di maltrattamenti generalizzati nel tempo; utilizzata soprattutto quale squonk-mod da battaglia per essere adoperata senza remore.
Questo a seguire non vuole né deve essere inteso come tutorial professionale e guida ultima alla raffinata arte del “rinnovamento”, ma semplicemente per quello che è, ovvero il desiderio di condividere con voi il risultato, per quanto possibilmente accettabile, dell’impegno, del tempo profuso e dedicato ad uno strumento utile al comune hobby sotto forma di racconto fotografico nell'arco temporale di un mese.
Grazie!
Evidente lo stato iniziale di conservazione generale, la cara RSQ malamente marcata dall’usura e dal trascorrere del tempo:
Armato di tutto il coraggio possibile ed approfittando di uno dei pochi momenti in cui San Gatto Domestico Invadente Maine Coon Pelosotto era “in sue faccende affaccendato” ho rimosso la tazza svitando le 2 piccole torx T3 e la ho fatta scivolare all’esterno premendo sul condotto di squonk al quale innestare la boccetta.
Con l’aiuto di un vecchio saldatore a stagno ad alta potenza (residuato bellico dei tempi in cui mi dedicavo alla circuiteria artigianale) ho separato la tazza dai cortissimi conduttori…
… ottenendo così campo libero per disassemblare interamente la mod
E fin qui nulla di particolarmente ostico e nemmeno complicato.
Mi sono quindi consultato con l’amico carrozziere chiedendo lumi sulle vari fasi da attraversare per la preparazione delle parti metalliche ad una successiva verniciatura.
Dopo essere stato adeguatamente canzonato e “cojo**to”, in italiano corrente tradotto come “apertamente deriso”, mi è stata destinata una buona scorta di carte abrasive con grana commisurata alle numerose e faticose, per le mie sfregiate mani, varie fasi della carteggiatura preparatoria ed un piccolo angolino nel quale adoperarmi all’interno della sua officina al riparo da sguardi inquisitori.
Sotto la sua supervisione ho manualmente rimosso, in tre giorni, tutti gli strati applicati al corpo base in lega di alluminio fino a portare l’intera scocca quasi “al vivo” nelle zone più critiche.
Arduo asportare soprattutto i tre strati protettivi applicati con bagno galvanico ritrovati sotto l’iniziale velo di colore.
Dopo estenuati sessioni abrasive con grani mano a mano sempre più fini, ho ottenuto finalmente il suo benestare…
… a procedere alla fase di mascheratura delle zone da non riverniciare in prima istanza.
Finalmente si è potuta selezionare, quindi, la finitura da utilizzare scegliendo nell’ampio catalogo dei rimasugli di precedenti lavorazioni, sarebbe stato troppo chiedere la preparazione di una vernice personalizzata; avrei rischiato il linciaggio.
Tra i numerosi residuati la scelta è ricaduta su una particolare vernice polimerica da poter spruzzare senza necessità di strati preparatori di aggrappante e con la caratteristica di “auto arricciarsi” durante le 48 ore a temperatura ambiente necessarie alla sua stabilizzazione.
Dopo essere stato maledetto per i due giorni in cui il forno sarebbe stato off-limits a causa mia, il caro amico carrozziere mi ha "gentilmente" invitato a sparire assicurandomi che nei giorni successivi al resto avrebbe pensato lui, compreso un doveroso sbrigativo servizio fotografico working in progress, e senza però mancare di affermare che della eventuale “pecionata”, leggasi risultato finale approssimativo non dipendente da lui, non avrebbe accettato richieste di spiegazioni.
La “prima ed unica mano” della preziosa colorazione scelta:
Rimossi a distanza di 24 ore gli elementi a copertura delle parti da non verniciare
Ad essiccatura ultimata con insperato slancio di cortesia, l’amico carrozziere ha provveduto a lucidare le parti a “vista” ottenendo un effetto simil cromato e successivamente a ricoprire l’intero corpo con uno spesso strato di vernice protettiva trasparente.
Quindi dopo essere rientrato in possesso dell’oggetto così rinnovato, ho rimontato al suo interno tutti gli elementi precedentemente rimossi ad eccezione del tazza, lasciata in disparte in attesa degli ultimi ritocchi estetici.
Breve e semplice trattamento migliorativo riservato anche allo sportellino laterale: lucidato e con particolari evidenziati da sottile vernice nera e con inglobata l'apposta firma del sottoscritto quale ricordo dell’esperienza.
Innestata nuovamente la boccetta dopo aver riposizionato la tazza…
…questo il risultato finale:
Infine, una bella batteria re-wrappata per l’occasione…
… e l’atomizzatore che penso riserverò alla mia personalissima ed unica RSQ!
Nonostante il risultato non perfetto ed a tratti approssimativo sono comunque orgoglioso di quello che con l’aiuto del caro amico carrozziere sono riuscito a fare, ho addirittura appreso la mistica arte della carta vetrata!
In fin dei conti giornate spese bene!
E per il pubblico ludibrio: cosa ne pensate? Ne è valsa la pena?