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Come probabilmente saprete UniBo ha pubblicato recentemente uno studio sugli effetti dell'utilizzo delle E-cig. Da questo studio emerge, almeno sui ratti, che i vapori della sigaretta elettronica potrebbero causare danni seri al DNA rappresentando quindi un rischio cancerogeno.
Personalmente non voglio nemmeno entrare nel merito della questione dato che la metodologia applicata e' alquanto discutibile sotto molti aspetti, rendendo i risultati a dir poco inverosimili, come e' un po "sospetto" che alcuni membri dello staff che ha condotto la ricerca siano sostenuti dal gruppo Philip Morris.
Sopratutto non entro nel merito dato che ci ha già pensato una persona decisamente più autorevole, il Prof. Umberto Tirelli, oncologo dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano e membro del Comitato Scientifico Internazionale per la ricerca sulla sigaretta elettronica di LIAF.
Il Prof. Tirelli commenta cosi a ricerca diffusa ieri dall’Alma Mater Studiorum di Bologna:
“Quindi in Inghilterra un milione e mezzo di svapatori starebbero avvelenandosi con il beneplacito delle autorità sanitarie?”.
Spiega il Prof. Tirelli "sarebbe indispensabile nello studio in questione un gruppo di controllo costituito da ratti che venissero esposti alle sostanze chimiche emesse dalle sigarette convenzionali. Inoltre, sarebbe necessario verificare se l’esposizione ai vapori di sigaretta elettronica, sia per durata che per quantità, fosse comparabile a quanto avviene nell’uomo.
E’ arrivato il momento di introdurre nel settore di ricerca delle e-cig un gruppo di controllo internazionale che certifichi e verifichi il corretto procedimento delle analisi condotte nei laboratori, e nello specifico sugli animali.
Non possiamo continuare a diffondere notizie basate su risultati improvvisati e non validati da chi verifica se avviene una riduzione del danno. Questo è infatti l’obiettivo delle e-cig, non l’assenza assoluta di danno. La diffusione delle elettroniche, come già avvenuto in Inghilterra, potrebbe aiutare a far smettere di fumare milioni di tabagisti in tutto il mondo. E’ ovvio che sarebbe meglio smettere completamente di fumare ma la dipendenza dalla nicotina è tale che molti fumatori non riescono a farlo, mentre l’utilizzo delle sigarette elettroniche (che mantengono la gestualità ed il possibile utilizzo di nicotina) rappresenta una risposta efficace nell’ottica della riduzione del danno che un Paese evoluto come l’Inghilterra ha già adottato da tempo”.
Oltre il 50 per cento dei 2.9 milioni di svapatori inglesi ha smesso di fumare completamente grazie all’utilizzo di uno strumento il cui danno è stato già centinaia di volte certificato come nettamente inferiore a quello delle sigarette convenzionali. “Una rivoluzione in termini di migliorata salute pubblica che, invece, secondo lo studio italiano sarebbe un inversione di marcia” ha spiegato Tirelli.
LINK ESTERNI DI APPROFONDIMENTO
Personalmente non voglio nemmeno entrare nel merito della questione dato che la metodologia applicata e' alquanto discutibile sotto molti aspetti, rendendo i risultati a dir poco inverosimili, come e' un po "sospetto" che alcuni membri dello staff che ha condotto la ricerca siano sostenuti dal gruppo Philip Morris.
Sopratutto non entro nel merito dato che ci ha già pensato una persona decisamente più autorevole, il Prof. Umberto Tirelli, oncologo dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano e membro del Comitato Scientifico Internazionale per la ricerca sulla sigaretta elettronica di LIAF.
Il Prof. Tirelli commenta cosi a ricerca diffusa ieri dall’Alma Mater Studiorum di Bologna:
“Quindi in Inghilterra un milione e mezzo di svapatori starebbero avvelenandosi con il beneplacito delle autorità sanitarie?”.
Spiega il Prof. Tirelli "sarebbe indispensabile nello studio in questione un gruppo di controllo costituito da ratti che venissero esposti alle sostanze chimiche emesse dalle sigarette convenzionali. Inoltre, sarebbe necessario verificare se l’esposizione ai vapori di sigaretta elettronica, sia per durata che per quantità, fosse comparabile a quanto avviene nell’uomo.
E’ arrivato il momento di introdurre nel settore di ricerca delle e-cig un gruppo di controllo internazionale che certifichi e verifichi il corretto procedimento delle analisi condotte nei laboratori, e nello specifico sugli animali.
Non possiamo continuare a diffondere notizie basate su risultati improvvisati e non validati da chi verifica se avviene una riduzione del danno. Questo è infatti l’obiettivo delle e-cig, non l’assenza assoluta di danno. La diffusione delle elettroniche, come già avvenuto in Inghilterra, potrebbe aiutare a far smettere di fumare milioni di tabagisti in tutto il mondo. E’ ovvio che sarebbe meglio smettere completamente di fumare ma la dipendenza dalla nicotina è tale che molti fumatori non riescono a farlo, mentre l’utilizzo delle sigarette elettroniche (che mantengono la gestualità ed il possibile utilizzo di nicotina) rappresenta una risposta efficace nell’ottica della riduzione del danno che un Paese evoluto come l’Inghilterra ha già adottato da tempo”.
Oltre il 50 per cento dei 2.9 milioni di svapatori inglesi ha smesso di fumare completamente grazie all’utilizzo di uno strumento il cui danno è stato già centinaia di volte certificato come nettamente inferiore a quello delle sigarette convenzionali. “Una rivoluzione in termini di migliorata salute pubblica che, invece, secondo lo studio italiano sarebbe un inversione di marcia” ha spiegato Tirelli.
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