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Il successore del Nautilus
Dopo due mesi di utilizzo intensivo del Triton mini, è giunto il momento di recensirlo.
Comincio con il dire che era ora che Aspire, diventata famosa per il suo intramontabile Nautilus, pensasse anche a chi tira di guancia ed in particolare agli utenti del Nautilus che oramai è vecchio non tanto nella concezione quanto nei materiali ovvero leghe varie placcate esternamente.
Il Triton mini è interamente in acciaio inossidabile, escluso il tank che è in pyrex, il pin centrale inferiore che è in ottone e le guarnizioni. La linea estetica è bella e pulita. Ne esistono tre versioni, quella in acciaio naturale, quella nera e quella color rame-oro, molto bella ma un pò femminile. E' dichiarato da 2 ml ma ne tiene 2.5 abbondanti senza problemi. Le testine sono compatibili con quelle del Nautilus ed in occasione dell'uscita del Triton, sono uscite anche 3 nuove BVC di terza generazione, di cui parlo a fondo in un'altra recensione.
La regolazione dell'aria è continua (non npiù discreta a fori) e molto ampia.
La ricarica è dall'alto con il consueto sistema a rotazione di una ghiera che chiude l'accesso del liquido alla coil ed apre due feritoie sul tappo superiore. Per accedere alle feritoie bisogna svitare il tappo, operazione non proprio facilissima a causa della mancanza di godronatura verticale sul tappo. Dopo qualche riempimento ci si fa la mano e in 2 mesi non ho mai avuto problemi a farlo. Il drip tip è corto e largo ma è sostituibile ed all'inizio è molto duro da estrarre tanto che molti utenti pensano che non si possa cambiare.
Si può cambiare la coil anche senza svuotare il tank, facendo attenzione quando si svita la base con l'atom a testa in giù, a non sollevare il vetro.
I contatti elettrici tra coil e pin centrale sono perfetti: dopo due mesi di utilizzo la resistenza statica è ancora inferiore ad un millesimo di ohm. Il pin centrale non è a molla ma nemmeno fisso. Infatti, quando si avvita a fondo la coil, il pin viene spinto verso l'esterno di qualche decimo di millimetro e ciò garantisce un contatto perfetto con il pin del 510 della box. Attenzione perciò ad avvitare saldamente la coil nel fondello.
Il Triton mini non perde liquido e non tende ad allagarsi. Quando gorgoglia, in particolare dopo la ricarica, è sufficiente scuoterlo a testa in giù un paio di volte e tutto torna perfetto.
L'esperienza di svapo di guancia è ottima, ai massimi livelli. Il Triton mini con le nuove coil, in particolare la BVC 1.2 e la BVC Clapton, regala un'esperienza paragonabile a quella che si ottiene con i migliori rigenerabili per il tiro di guancia. Rispetto al Nautilus è molto più arioso e questo potrebbe essere un'ostacolo per il vaper neofita che sta ancora smettendo di fumare. Chiudendo quasi interamente l'aria si riesce a ottenere un tiro abbastanza contrastato ma niente a che fare con i fori piccoli del Nautilus.
In linea di principio l'atom è adatto anche al tiro di polmone, ma il parco testine disponibili, per quanto ampio, non comprende una vera testina da polmone.
PRO | CONTRO |
|
|
Dopo due mesi di utilizzo intensivo del Triton mini, è giunto il momento di recensirlo.
Comincio con il dire che era ora che Aspire, diventata famosa per il suo intramontabile Nautilus, pensasse anche a chi tira di guancia ed in particolare agli utenti del Nautilus che oramai è vecchio non tanto nella concezione quanto nei materiali ovvero leghe varie placcate esternamente.
Il Triton mini è interamente in acciaio inossidabile, escluso il tank che è in pyrex, il pin centrale inferiore che è in ottone e le guarnizioni. La linea estetica è bella e pulita. Ne esistono tre versioni, quella in acciaio naturale, quella nera e quella color rame-oro, molto bella ma un pò femminile. E' dichiarato da 2 ml ma ne tiene 2.5 abbondanti senza problemi. Le testine sono compatibili con quelle del Nautilus ed in occasione dell'uscita del Triton, sono uscite anche 3 nuove BVC di terza generazione, di cui parlo a fondo in un'altra recensione.
La regolazione dell'aria è continua (non npiù discreta a fori) e molto ampia.
La ricarica è dall'alto con il consueto sistema a rotazione di una ghiera che chiude l'accesso del liquido alla coil ed apre due feritoie sul tappo superiore. Per accedere alle feritoie bisogna svitare il tappo, operazione non proprio facilissima a causa della mancanza di godronatura verticale sul tappo. Dopo qualche riempimento ci si fa la mano e in 2 mesi non ho mai avuto problemi a farlo. Il drip tip è corto e largo ma è sostituibile ed all'inizio è molto duro da estrarre tanto che molti utenti pensano che non si possa cambiare.
Si può cambiare la coil anche senza svuotare il tank, facendo attenzione quando si svita la base con l'atom a testa in giù, a non sollevare il vetro.
I contatti elettrici tra coil e pin centrale sono perfetti: dopo due mesi di utilizzo la resistenza statica è ancora inferiore ad un millesimo di ohm. Il pin centrale non è a molla ma nemmeno fisso. Infatti, quando si avvita a fondo la coil, il pin viene spinto verso l'esterno di qualche decimo di millimetro e ciò garantisce un contatto perfetto con il pin del 510 della box. Attenzione perciò ad avvitare saldamente la coil nel fondello.
Il Triton mini non perde liquido e non tende ad allagarsi. Quando gorgoglia, in particolare dopo la ricarica, è sufficiente scuoterlo a testa in giù un paio di volte e tutto torna perfetto.
L'esperienza di svapo di guancia è ottima, ai massimi livelli. Il Triton mini con le nuove coil, in particolare la BVC 1.2 e la BVC Clapton, regala un'esperienza paragonabile a quella che si ottiene con i migliori rigenerabili per il tiro di guancia. Rispetto al Nautilus è molto più arioso e questo potrebbe essere un'ostacolo per il vaper neofita che sta ancora smettendo di fumare. Chiudendo quasi interamente l'aria si riesce a ottenere un tiro abbastanza contrastato ma niente a che fare con i fori piccoli del Nautilus.
In linea di principio l'atom è adatto anche al tiro di polmone, ma il parco testine disponibili, per quanto ampio, non comprende una vera testina da polmone.
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