POWER BANK

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L'accorgimento in breve

Esiste un semplice accorgimento per allungare di un 5/20% l'autonomia della propria box in modalità power:
usare o progettare una coil come se si svapasse in meccanico.

Mi spiego meglio. Supponiamo di aver stabilito che con un determinato atom ci piace svapare a 20 W. Se avessimo una box meccanica per ottenere 20W da una 18650 alla tensione nominale di 3.7V dovremmo costruire una resistenza da 0.68 ohm

( P= V2/R -> R=V2/P=3.72/20 =0.68 ohm )

Bene, se svapiamo a 20 W con un regolato usando una resistenza da circa 0.68 ohm, riusciremo a svapare per un tempo che va da un 5% ad un 20% in più che usando una resistenza da 1.6 ohm o una resistenza da 0.2 ohm.
L'entità dell'incremento di autonomia dipende dalla qualità del circuito di regolazione, più questo è efficiente e meno guadagneremo.

Adesso che lo sapete potete fermarvi qui con la lettura e provare, oppure continuare a leggere per capirne il motivo.

La spiegazione

Nelle box regolate la cella 18650 non è collegata direttamente alla resistenza della coil, ma alimenta un circuito di regolazione ed è quest'ultimo che poi alimenta la coil. Il circuito di regolazione preleva corrente Iin dalla cella alla tensione Vin ed eroga la corrente Iout alla tensione Vout alla coil. In pratica il regolatore trasforma la tensione fornita dalla cella nella tensione necessaria affinché la coil dissipi esattamente la potenza P che abbiamo impostato sulla box.

Se il regolatore avesse efficienza unitaria allora la potenza erogata dalla cella Pin = Vin * Iin eguaglierebbe la potenza erogata alla coil Pout=Vout * Iout uguale alla potenza P impostata. In questo caso il valore della resistenza sarebbe del tutto irrilevante e l'autonomia si otterrebbe dividendo l'energia immagazzinata dalla cella (in Watt * ora, [Wh] ) per la potenza di svapo P.

Ma non siamo in un mondo perfetto ed i regolatori di tensione hanno un'efficienza minore di 1 il che significa che solo una parte dell'energia di ingresso (prelevata dalla cella) viene erogata alla coil, mentre la parte rimanente viene dissipata ovvero trasformata in calore del circuito. Ad esempio, se un regolatore ha un'efficienza di 0.9 (90%) significa che su 10 W che preleva dalla cella, 1W viene dissipato e 9W vanno alla coil.


Se un regolatore avesse un'efficienza costante, ovvero indipendente dalla tensione e corrente erogata, ancora una volta la scelta della resistenza non avrebbe nessun impatto. Ma in realtà i regolatori hanno un'efficienza variabile che dipende sensibilmente dalla differenza tra le tensioni in ingresso ed in uscita e l'efficienza massima la raggiungono all'incirca quando le due tensioni si eguagliano (in realtà quando la tensione d'uscita è leggermente inferiore a quella di ingresso, ma possiamo ignorare questo particolare).

Ad esempio nella figura che segue è riportata la curva di efficienza di un regolatore che deve fornire 5 V in uscita al variare della tensione di ingresso. Se prendete la curva rossa (corrispondente a 0.5A di corrente in uscita) potete osservare che il picco di efficienza del 93% si ha per circa 5V in ingresso (in realtà 5.4). Invece se in ingresso applichiamo 3V l'efficienza scende all'85% stesso valore che si ha per 40V di ingresso.

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Sebbene si tratti delle curve caratteristiche di un regolatore standard, qualitativamente tutti i regolatori si comportano così ed hanno efficienza massima in prossimità del punto in cui tensione di ingresso e tensione di uscita si eguagliano.

Pertanto se si vuole minimizzare l'energia dissipata dal circuito ovvero massimizzare l'autonomia della box, conviene progettare o adottare una resistenza che richieda la stessa tensione fornita dalla cella per erogare la potenza richiesta.