Prima Parte

Salve a tutti, finalmente ho un po' di tempo e riesco (anche se scrivendo con lo smartphone con tutti i limiti del caso) finalmente a pubblicare un contenuto (sperando sia nella sezione giusta).

Lo svapo (e il fumo) nel Cinema e TV (parte 1a)

Nei poco più di 10 anni di “vita” della Sigaretta Elettronica, si è visto un incremento esponenziale della sua presenza nel segmento mainstream dei social networks; presenza che poi è stata oggetto di progressive limitazioni a partire dal 2017.

Oggi nel 2021, a livello globale la sigaretta elettronica è più o meno equiparata ai prodotti nocivi che generano dipendenza quali alcohol, tabacco da combustione, cannabis (di cui in molte nazioni è legale il commercio).

Senza addentrarci nei dettagli della questione sul perché di tale equiparazione, vogliamo focalizzarci sulla presenza della sigaretta elettronica nel cinema e nella TV.

Storicamente le industrie del tabacco e degli alcolici (soprattutto negli USA ma come non dimenticare le bottiglie in primo piano e i pacchetti di sigarette ridicolmente presi per il lato corto dei films italiani degli anni '70/'80) hanno avuto una fortissima presenza nei prodotti cinematografici e televisivi (attraverso ingenti finanziamenti all’industria dell’intrattenimento) fino a qualche decade fa, quando le pressioni delle organizzazioni sanitarie e le associazioni di consumatori (sempre a partire dagli USA) hanno ottenuto le notevoli limitazioni alla pubblicità di tali prodotti dei giorni nostri.

Ciò non impedisce alle industrie del tabacco combusto di continuare, anche se in maniera meno evidente e con tutte le limitazioni del caso, di pubblicizzare il fumo in films e serie televisive.

Le limitazioni di cui si accennava sono relative al fatto che i prodotti cinetelevisivi che contengono immagini di fumatori subiscono censure (sia a causa delle norme degli Stati che dei codici di autoregolamentazione dei networks; creati a sua volta a causa delle pressioni delle organizzazioni degli utenti) sia rispetto ai canali di distribuzione che alle fasce di pubblico cui vengono destinati.

Ad esempio, films o serie che contengono alcohol e fumo non vengono trasmessi nei canali in chiaro nelle cosiddette “fasce orarie protette” o ricevono il “bollino” di prodotto non adatto ai minori (di 13-16-18-21 anni a seconda dello Stato in cui sono trasmessi).

Naturalmente, una limitazione rispetto ai canali di distribuzione e alle fasce di pubblico riduce il valore commerciale di un prodotto cinetelevisivo e quindi lo rende economicamente svantaggioso rispetto ad altri.

A ciò si deve aggiungere che molti prodotti cinetelevisivi (soprattutto in Europa) vengono realizzati con contributi pubblici (ministeri della cultura e film commissions) e che i finanziamenti sono subordinati alla realizzazione di prodotti che non presentino contenuti giudicati “inadatti”.

Per concludere questa prima parte della disamina, possiamo dire che, pur non sussistendo più nei paesi democratici (con esclusione di nazioni come ad esempio la Cina o l’Arabia Saudita) condizioni di censura di Stato, di fatto il mercato viene condizionato dal proporre modelli di consumo giudicati nocivi.

Certamente tali limitazioni sono applicate prevalentemente sul fumo e, per l’equiparazione di cui accennavamo sopra, allo svapo.

Negli USA, dove il mercato cinetelevisivo è molto ampio e i cui prodotti sono diffusi su scala globale, le multinazionali del tabacco continuano a finanziare il cinema mainstream e stiamo assistendo negli ultimi anni a un “ritorno” del personaggio fumatore nei prodotti hollywodiani destinati al pubblico adulto.

Come esempi di questo “ritorno” in tempi recenti basti pensare nel cinema a Once Upon a Time in Hollywood di Tarantino e per la televisione la bellissima serie di Apple TV For All Mankind, dove vediamo gli astronauti (a cui nella realtà era vietato fumare per motivi di salute già negli anni ’70) fumare anche nella stazione lunare (dove, sempre nella realtà, è impossibile a causa della aerazione forzata stagna).

Infine non si può che citare il magnifico esempio di marketing di Big Tobacco con il film Thank You for Smoking, dove si dichiarava di far satira feroce contro le multinazionali del tabacco ai tempi della introduzione delle leggi antifumo e che alla fine è stato uno degli “spot” più efficaci per la diffusione della sigaretta. Qualcuno sicuramente ricorderà che, ai tempi dell’uscita, con un pacchetto di sigarette aperto da mostrare in biglietteria pagavi la metà.

Per lo svapo, le limitazioni pari a quelle per le sigarette e la minore capacità di investimento da parte delle imprese di e-cig, non ha portato alla presenza dei vaporizzatori nel cinema e nelle serie TV, con alcune eccezioni che racconterò nel prossimo post.

Seconda Parte

Salve a tutti. Nel precedente intervento ho descritto brevemente come funziona il product placement (il marketing nei prodotti cinetelevisivi) per quelle sostanze giudicate nocive dagli stati tra cui, purtroppo, i prodotti da svapo.

Lo Svapo (e il fumo) nel Cinema e TV (2a Parte)

Benché, come raccontato nella prima parte, lo svapo sia quasi assente nei prodotti cinetelevisivi, lo vediamo spuntare negli ultimi anni in qualche film e serie tv in varie connotazioni, per lo più però negative.

Premetto che ogni anno vengono prodotti su scala globale decine di migliaia di films e serie televisive e che la mia conoscenza dell’argomento riguarda solo ciò che mi è capitato di vedere; quindi tutto ciò che segue va’ letto con la doverosa premessa “per quanto ne sappia io”.

Cominciando da un caso positivo (e, per quanto ne sappia io, per ora l’unico) credo farà piacere ai membri di questo forum sapere che il primo film dove si vede la presenza di una sigaretta elettronica è una commedia italiana del 2017 girata a Napoli nel 2016 (prima del Decreto Vicari).

Il film è I Peggiori, opera prima di Vincenzo Alfieri, con protagonisti lo stesso Alfieri, Lino Guanciale e la partecipazione di Biagio Izzo e Francesco Paolantoni, Prodotto e distribuito da Warner Bros Entertainment Italia.

Nel film il personaggio del Commissario di PS, interpretato da Izzo, usa quella che mi sembra sia una sigaretta elettronica. Devo dire che potrebbe anche essere un riscaldatore di tabacco ma, appunto, non mi sembra. Purtroppo non ho ancora avuto modo di chiedere a chi ha lavorato a quel film di che dispositivo si tratti (e conto di farlo appena possibile); quello che posso raccontare è di come si sia arrivati a usare tale dispositivo nel film. La storia credo sia molto interessante per comprendere certi sviluppi successivi della normativa sul vaping.

La vicenda mi fu raccontata alcuni anni fa (quando ancora non svapavo e avevo una pessima considerazione dello svapo) proprio perché non capivo come mai si fosse deciso di usare una sigaretta elettronica al posto della classica sigaretta. Questo è quanto mi venne raccontato:

Nella sceneggiatura del film, durante una scena si doveva intravedere, in ombra e di spalle, il commissario senza che si facesse capire al pubblico che fosse lui. Il regista però prevedeva di fornire un “indizio” al pubblico sulla identità del personaggio e naturalmente si pensò alla nuvoletta di fumo (il commissario era l’unico fumatore del film).

Il problema era dato dal fatto che il film si rivolgeva a un pubblico di famiglie e doveva ottenere il “Bollino Verde” (adatto a tutti) oltre al fatto che avrebbe dovuto accedere ai finanziamenti del Statali e Regionali per il Cinema (vedi 1a parte). Se fossero inserite sigarette nel film, si sarebbero avuti gravi problemi di produzione e distribuzione.

Da qui venne l’idea di utilizzare la sigaretta elettronica, a quell’epoca ancora non oggetto di “persecuzione istituzionale” in UE.

Concludo solo dicendo che non so se quella sigaretta elettronica fu anche “sponsorizzata” da qualche produttore o distributore del settore.

Il film uscì e non fu sollevata alcuna questione sulla presenza della sigaretta elettronica né dagli enti pubblici né dalle associazioni di consumatori. Il film è ancora in distribuzione streaming su una importante piattaforma italiana (non la cito per non fare pubblicità) come “film per tutti”.

Riflettendo un momento sulla vicenda che ho appena narrato, è naturale supporre che, se un regista e una produzione avessero voluto realizzare un film dalle ambientazioni noir o un giallo o un qualunque altro prodotto dove il mood della narrazione avrebbe reso necessario che i personaggi fumassero, in condizioni normali si sarebbe potuto sostituire la sigaretta elettronica alle “bionde” e si sarebbe ottenuto più o meno lo stesso effetto scenico senza il problema della pubblicizzazione di prodotti nocivi.

Una simile situazione però avrebbe portato al risultato di un incremento esponenziale della presenza delle sigarette elettroniche nel mainstream a danno degli interessi della sigaretta tradizionale. Il cinema e la televisione (più che i social media) ancora adesso hanno la capacità di influenzare l’immaginario del pubblico su scala globale, contribuendo a veri e propri “cambi di paradigma” sociologico sulla media e lunga distanza soprattutto nei paesi emergenti (dove le multinazionali del tabacco attualmente realizzano i maggiori fatturati).

Immaginiamo quindi che rischio abbiano corso le multinazionali del tabacco se il vaping si fosse potuto utilizzare come “sostituto scenico” del tabacco combusto. Tempo dieci, quindici anni, i fumatori sarebbero diventati una “specie di consumo” pressoché estinta.

Questo rischio, però, è stato opportunamente neutralizzato dalla equiparazione Svapo/Fumo (nei due mercati più grandi al mondo quali USA e UE) lasciando le Multinazionali del Tabacco le sole a influenzare più o meno liberamente (a suon di milioni di dollari) cinema e tv.

Una analisi come quella proposta potrebbe sembrare puro complottismo ma chi scrive lavora nel settore e può affermare che questa è solo una semplice analisi della situazione in termini di marketing strategico.

Per definire più o meno compiutamente il quadro, dobbiamo doverosamente passare ad esaminare come, curiosamente proprio dal 2019 e parallelamente alla campagna di demonizzazione avviata negli USA, la sigaretta elettronica ha cominciato a comparire in diverse serie TV con connotazioni decisamente negative.

Per non allungare eccessivamente questo intervento, proporrò un elenco di prodotti e una breve descrizione della “parte” avuta dallo svapo.

2019 – The OA (series) – Season 2, Episode 1 – Angel of Death
Il personaggio Karim Washington ha un colloquio con due poliziotti sulla scena di un suicidio a cui ha assistito; classico duetto poliziotto buono / poliziotto cattivo; il poliziotto cattivo, oltre ad essere goffo, truce, violento e sboccato ha una vistosa box in mano da cui svapa con fare particolarmente astioso.

2019 – Another Life (series) – Season 1, Episode 8 – How the Light Gets Lost
Il personaggio di Bernie Martinez, che in un equipaggio di uomini e donne belli e slanciati è l’unico grasso e goffo, in una precedente puntata aveva raccolto dei campioni di rocce su un pianeta extraterrestre causando una epidemia che aveva ucciso diversi membri dell’equipaggio; in questa puntata invita nella sua cabina Sasha (che è posseduto da un parassita alieno) e gli fa vedere come ha sintetizzato da uno dei campioni raccolti sul pianeta (quello che aveva ucciso i compagni) una sostanza allucinogena che svapa in un vaporizzatore. E ci tiene a chiarire che dal campione sintetizza un liquido che poi vaporizza (nel caso qualcuno lo confondesse con il solo riscaldamento della sostanza grezza). Naturalmente Sasha/Alieno usa questa sostanza per drogare tutto l’equipaggio e cercare di distruggere la nave spaziale.

2020 – I Care a Lot (Film)
Il film, che ha avuto moltissimo hype quando è uscito pochi mesi fa, racconta la storia di una donna (interpretata da Rosamunde Pike) che si occupa della tutela giudiziaria di anziani non autosufficienti. Il personaggio descritto è un autentico mostro senza alcun lato positivo né un qualsiasi elemento che possa in qualsiasi modo farla piacere al pubblico. Ebbene, questo personaggio svapa. Svapa continuamente e a questo suo svapare sono dedicati diversi primi piani a sottolineare quando il personaggio sta pensando o si presta ad attuare una delle sue innumerevoli malefatte.

Il paradosso rappresentato da questi tre esempi è che, mentre da una parte lo svapo viene equiparato al fumo e quindi sotto certi aspetti è bandito dal cinema e tv mainstream, negli USA pare lo si possa tranquillamente usare per fare pubblicità negativa senza incorrere, al momento, in sanzioni o censure da parte del pubblico.

Che si possa parlare di una iniziativa di marketing strategico su larga scala è abbastanza ovvio.

Concludo affermando, per diretta esperienza del settore e una discreta conoscenza del mercato del cineaudiovisivo (anche sotto il profilo socio-psicologico), che una simile strategia di comunicazione sarà alla lunga molto più deleteria per il mercato dello svapo di qualsivoglia limitazione normativa o iniziativa sanitaria.

Invito tutti i lettori a segnalare altri esempi di svapo in cinema e tv per una analisi condivisa.