Le batterie da svapo e i vari formati.

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Piccoli consigli e opinioni d’uso.

Belli i tempi del tabacco…. Bastava un pacchetto di Marlboro e un accendino Bic e tutti erano contenti, l’ignorante e l’ingegnere.

Purtroppo lo svapo è diventato qualcosa di complesso, e lo sta diventando sempre di più.

E un po’ la presunzione della gente, che compra la roba “per simpatia”, “per sentito dire” senza essersi documentati sulle specifiche tecniche sul prodotto che si vuole utilizzare e soprattutto se lo stesso è confacente alle proprie necessita: gente che (visti su gruppi di svapo, i selfies postati) svapa con un Nautilus e una RX200 “perché così mi dura di più la carica” (un mese? Con tre ampere in prelievo è più facile che le batterie perdano carica col passaggio del tempo che per consumi di batteria elevati), gente che si compra la Coral di Lost Vape perché “è una box piccola e deliziosa” poi drippandoci a 0,2 ohm bestemmiano perché la batteria non gli dura nulla e “il circuito fa cagare” (se usato male e non adeguatamente settato un DNA60 può avere dei limiti, se invece utilizzato da persone consapevoli e competenti è impossibile trovargli pecche).

Belle cose… e se ho una convinzione, è che ormai da tre anni a questa parte (e con marchi di dignitoso livello anche solo medio) non esiste prodotto scadente, esiste solo prodotto male utilizzato.

Come le batterie, ogni formato di batteria non nasce per motivi estetici ma per specificità d’uso ben quantificate.Qualche piccola opinione, data dall’uso intensivo degli apparati e relativi dispositivi di alimentazione a batteria.


Flat top e batterie col pin.
A che servono? I vecchi dispositivi avevano pin meno sporgenti e meno autoregolabili in escursione di quelli attuali e avevano bisogno di contatti elettrici prominenti per garantire un contatto elettrico stabile e sicuro, problema che apparati più recenti hanno risolto.
Tolto qualche vecchio zMax o big battery preistorici, ormai le batterie col pin sono patrimonio esclusivo degli appassionati dei Provari v2 e 2.5 (già i Semovar di Svoemesto e i Dani di Dicodes supportano batterie flat top) mentre tutti gli altri dispositivi (soprattutto la totalità delle battery box) utilizzano le batterie “testa piatta”. Tentare di usare una flat top in un vecchio Provari è tempo perso visto che il pin del positivo della batteria non andrà a contatto con quello del dispositivo, usare una batteria col pin su un Dani o su una box (magari facendo un bello sforzo per inserirla prima e estrarla dopo) comporterà danneggiamenti dei contatti col rischio di messa fuori uso precoce dell’apparato.


16340
Citate solo per statistica, l’unico dispositivo ancora in circolazione ad usarle è la Billet Box prima versione, quella dotata di circuito proprietario con la sola regolazione del voltaggio e due batterie 16340 ad alimentarlo.

18350
Sono batterie esclusivamente per amanti dei dispositivi “piccoli” e da usare la sera dopo cena, visto che i loro limiti tecnici (massimo 700 mAh di capacità di carica, massimo 5 o 6 ampere in scarica) ne fanno dispositivi inadatti per svapi per tempi prolungati (in 8 ore di ufficio + tempi di viaggio ne ho “consumate” quasi tre) e per l’uso con resistenze relativamente basse 5 ampere sono 1 ohm di resistenza a 5 ampere, per altro i Provari che le utilizzano hanno limitazioni in erogazione più basse (da 3 a 4,5 ampere a seconda del modello).Il loro utilizzo è su dispositivi a resistenza alta (sopra gli 1,5 ohm) per un dopo cena, visto che a svaparci con un po’ di passione fanno fatica a reggere più di quattro ore/quattro ore e mezzo di svapo, anche se è possibile usarle su un Provari 3 senza extension ring e con un circuito che supporta fino a 0,7 ohm garantisce prestazioni e durate deludenti. Però usare un Provari Mini, un Semovar con il “tubo piccolo” o un Dani Basic per svapo di guancia da sempre un grande senso di soddisfazione estetica.

18500
Via di mezzo per prestazioni e dimensioni, coi suoi 1000/1100 mAh di capacità di carica è adatta per resistere una giornata di lavoro di svapo particolarmente non insistito e per non avere eccessive penalizzazioni sulle build (supportano tranquillamente prelievi in continuo da 8 a 10 ampere di tensione). Ergo, anche con resistenze da 1,0 ohm garantiscono buone durate senza eccessive limitazioni in scarica, seppur con qualche attenzione: un dispositivo che piace molto esteticamente ma che in pochi sembra abbiano capito è la Coral di Lost Vape, circuito DNA60 originale Evolv ma alimentato da batteria 18500 sostituibile, che permette di utilizzare tutte le settabilità del circuito ma che rende impossibile svapare con build che richiedano più di 30 watt di potenza, pena ritrovarsi mitragliati di blocchi della box e segnalazioni di errore “weak battery” o “check battery”. Uso perfetto, con coil da 1,5 ohm in su e sotto i 20 watt, e quasi ci si arriva ad ora di andare a letto con la stessa batteria.

18650
“La batteria” per eccellenza, visto che il tipo di chimica e la combinazione di celle che la costruiscono permettono di scegliere tra batterie a minor durata d’uso ma con amperaggi di scarica più elevati (i 35 ampere di scarica in continuo delle Sony VTC4 restano, dopo anni, ancora leggenda) oppure batterie più “moderate” ma dalla durata maggiore (con una LG HG2 o una Samsung 30Q col Nautilus reggo quasi tre giorni di svapo “lavorativo”. È sicuramente la “base dello svapo”, in grado di supportare tutti i dispositivi attualmente in circolazione, efficiente e performante e, al bisogno, anche utilizzabile anche in configurazioni multibatteria, per aumentare i voltaggi in uscita e quindi poter generare al bisogno anche wattaggi molto alti.

26650
Batteria molto amata nelle competizioni di cloud chasing “serie“ per la maggiore capacità di amperaggio in scarica sopportando prelievi elevati senza rischio di surriscaldamento e danneggiamento, è il dispositivo che, tra tutte le batterie in commercio, arriva ad erogare il massimo dell’amperaggio in erogazione e le maggiori capacità di carica (fino a 4400/4500 mAh effettivi), col difetto di essere un po’ più ingombrante e pesante rispetto alle batterie 18650 (8 mm in più di diametro) però è un dispositivo in grado di generare una elevata potenza (oltre i 100 watt/batteria) e amperaggi elevati in erogazione con ingombri comunque più ridotti rispetto ad una configurazione a doppia batteria 18650.
N.B. Le batterie 26650, non esistendo uno standard preciso bisogna stare attenti al prodotto che si compra. In particolare cambia la lunghezza della batteria. In alcune box, come ad esempio la Hcigar VT75C che posseggo (ma vale anche per la vecchia VT75), hanno problemi quando la batteria è più lunga perché se si avvita il tappo fino a finecorsa si rischia di rompere l'isolatore e fare un patatrac! Motivo per cui è bene controllare le caratteristiche della batteria, in questo ci tornano molto utili i post di Mooch che analizzano proprio questo particolare.


20700/21700
Molto in voga in questo periodo (sono la novità commerciale di fine 2017/inizio 2018), sono batterie dalle caratteristiche intermedie (capacità di carica intorno ai 3700/3800 mAh) e di scarica (fino a 40 ampere in continuo) tra le 18650 e le 26650.
Siamo agli inizi (sono ancora pochi i modelli di dimensioni in grado di supportarle) ma a mia opinione hanno convinto poco: più piccole di diametro (5 o 6 mm in meno di diametro rispetto alle 26650), più lunghe (7 cm contro 6,5 delle altre batterie), se uno è uno svapatore “easy” il guadagno di durata non è esuberante (700 mAh rispetto ad una Samsung “rosa”), capacità di scarica superiore ad una Sony VTC5 ma inferiore ad una molto più coriacea 26650 e, per chi vuole prestazioni elevate, sicuramente meno performante di una configurazione a doppia batteria 18650 in serie.
Molto moderna, avere una batteria in grado di supportarle fa sicuramente fiKo perché fa molto “ultima novità” ma nella sostanza poco cambia rispetto a più performanti battery box equipaggiate di batterie 26650 come la VT75Color di HCigar, compatta ma più tecnicamente performante con la sua 26650.

Scegliere il miglior formato di batteria è la migliore maniera per svapare bene, per non svapare male con dispositivi sottodimensionati perché piccolo è bello ma con build estreme magari alimentate a batterie 18500, come pure usare “bauli” a tripla batteria con amperaggio in scarica limitato (e quindi non in grado di sfruttare appieno un’alimentazione sicuramente ingombrante.Oppure box con poco senso, come la Limitless Lux di iJoy,dotata di doppia batteria 26650, un baule enorme, scomodo da impugnare e pesante da trasportare in grado di erogare “solo” 215 watt, come una normale SX Mini Q-class, in doppia batteria 18650 ma molto più leggera e compatta di dimensioni.
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